Non tutto è perduto, quando nella notte più buia della politica brilla ancora qualche luce a segnalare la presenza di intelligenze. Non nei partiti, non esageriamo. I partiti non possono sprecare tempo per queste sciocchezze. Devono applaudire le autocandidature a premier. Calenda contro Letta: uno scontro tra giganti. Devono preparare le liste, trovando una sistemazione ai voltagabbana arrivati all’ultimo momento in cerca di nuove poltrone per vecchi sederi. Ovvio che, con questi impegni fondamentali, per il programma ci si limiti a scopiazzare qua e là, meglio se dalle pagine degli avversari.
Però ogni tanto si riescono ancora ad ascoltare o a leggere interventi intelligenti, analisi approfondite. E quando le analisi – di persone con percorsi politici e culturali molto diversi, ma con in comune la capacità di informarsi e riflettere – si trovano a convergere, val la pena di cominciare a valutare le conseguenze di ciò che sostengono.
Nei giorni scorsi, in Trentino, nel discorso di chiusura del workshop del Nodo di Gordio, l’ex sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci ha presentato il quadro reale della attuale situazione economica in Russia. Una situazione molto meno drammatica di quanto appaia dalle amenità raccontate ad esempio da Costanza Calabrese al Tg5. E mentre c’era, Geraci ha illustrato pure le prospettive per l’economia cinese.
Realtà che sfuggono ai politici italiani che si informano, quando si informano, con i resoconti faziosi ed assurdi dei chierici di regime italiani. Mentre in Germania, Francia e negli altri Paesi europei i politici studiano la realtà anche quando raccontano menzogne utili per conservare il potere. Così, spiegava Geraci, Francia e Germania hanno già cominciato a trattare sottobanco con Putin, nella consapevolezza che l’Europa non può fare a meno di relazioni normalizzate con la Russia. Dunque toni pacati, telefonate frequenti, nessun risultato immediato ma la paziente ricostruzione di un rapporto.
Ed alle stesse conclusioni è arrivato, a centinaia di km di distanza, il politologo Marco Tarchi. Anche lui convinto che questo ottuso atlantismo dei politici italiani non impedirà agli americani di sacrificare gli interessi di Roma quando Washington lo riterrà utile. E penalizzerà l’Italia nella ripresa del rapporto con la Russia.
Dunque sottobanco si tratta. Lo sanno le persone intelligenti in Italia, non lo sanno i leader dei partiti che strillano la loro obbedienza al padrone americano. Ma l’Italia, se vuole sopravvivere, non può affidarsi a maggiordomi ottusi e deve puntare sulle intelligenze. Che non mancano in ogni ambito, anche se sono emarginate dalla prevalenza del cretino.