La Cina è vicina (alla Russia), ma la Corea del Nord anche di più. Secondo Agcnews, infatti, il leader nordcoreano sarebbe pronto ad inviare mezzo milione di soldati a sostegno di Mosca, in vista della sempre annunciata controffensiva ucraina di primavera. Un numero consistente di uomini che potrebbe essere decisivo sul campo di battaglia. E che sgraverebbe Kim di un esercito di bocche da sfamare in una fase economica non facile per Pyongyang.
Non solo. In cambio dell’aiuto militare – che potrebbe essere esteso alla fornitura di armi – la Russia spedirebbe in Corea del Nord le derrate alimentari fondamentali per rispondere alle necessità del Paese. Inoltre Kim Jong-un utilizzerebbe la guerra in Ucraina per testare la preparazione dei propri uomini. Oltre ad offrire uno sfogo concreto ad una popolazione che viene costantemente tenuta sulla corda con la minaccia di un conflitto contro Seul, Tokyo e Washington, ma che poi non viene coinvolta in nulla più di qualche esercitazione e di molti sacrifici economici.
Il problema è rappresentato, però, da Pechino. Perché Kim aspetta dalla Cina il via libera all’operazione. E non è detto che arrivi. Perché Xi Jinping sta conducendo una guerra finanziaria contro gli Usa e preferirebbe una situazione esterna più tranquilla. Perché, smentendo tutti gli atlantisti, non solo ha raggiunto una intesa con il Brasile per l’utilizzo delle valute nazionali negli scambi commerciali; non solo sta raggiungendo analoghi accordi con altri Paesi come l’Indonesia, Malesia e Thailandia; ma ha imposto l’utilizzo dello yuan alla francese Total Energies a cui ha venduto del gas liquefatto importato dagli Emirati arabi. Lo yuan è già diventata la quinta valuta di pagamento al mondo e la terza nel regolamento commerciale.