Dal nostro corrispondente a Mosca
La CSI e la sicurezza nazionale russa: sovranità, antiterrorismo in Ucraina, ritorno nel Mar Nero e securitizzazione delle frontiere asiatiche
Il vertice straordinario della Comunità degli Stati Independenti (СНГ) sulla sicurezza degli stati membri cade nella stessa giornata epocale per l’incorporazione di Novorossija e Donbass nella Federazione Russa, caratterizzata dal discorso presidenziale di Vladimir Putin e la firma dei trattati di adesione dei nuovi quattro soggetti territoriali: Kherson, Zaporozhoe, Donetsk, Lugansk.
Due eventi diversi ma sovrapponibili per la tipologia dei temi trattati e la loro importanza nell’elaborazione complessiva di quella che ormai rappresenta la strategia per la sicurezza nazionale russa contro le minacce destabilizzatrici esterne. Il Vertice CSI, che di poche ore ha proceduto l’evento tenutosi al Cremlino, ha ricevuto ben poca attenzione rispetto al tanto atteso discorso presidenziale. Tuttavia, gran parte dei punti toccati da Putin nella Grande Sala del Cremlino sono stati anticipati negli ultimi due giorni in questa silenziosa riunione per la sicurezza della CSI.
La Comunità degli Stati Indipendenti, che raccoglie la maggior parte degli stati emersi dopo il crollo dell’URSS, si trova ad affrontare oggi una serie di rischi per la stessa esistenza dei suoi stati membri. Nel messaggio inaugurale, il presidente Putin fa il quadro sulla situazione internazionale parlando di un mondo il cui ordine internazionale è in rapido cambiamento, con l’egemonia unipolare in fase terminale e l’Occidente reticente nell’affermare il declino della propria leadership planetaria di fronte all’emersione di nuovi centri di potere.
In questo quadro, la CSI vede raccogliersi una serie di minacce al suo esterno e interno che generano instabilità sistemica, esiziale per la sovranità e l’integrità degli stati membri. La cooperazione CSI nel settore della sicurezza è fondamentale per neutralizzare queste minacce, garantendo equilibrio e sviluppo economico in Eurasia e promuovendo la difesa comune delle vie sovrane allo sviluppo socioeconomico, non allineate al modello occidentale.
Secondo gli interventi del Vertice, l’Occidente vede l’Eurasia come area di interesse per arrestare il proprio declino e conservare intatta la propria leadership globale: aumentare la pressione ai confini degli stati post-sovietici, fomentandone “rivoluzioni colorate” e conflitti violenti con l’obiettivo di comprometterne sicurezza esterna e stabilità interna, è speculare a questo obiettivo. Agenda di destabilizzazione regionale e di diffusione della tensione che interessa anche l’Estremo Oriente, dove l’Occidente e i suoi alleati operano in ambito AUKUS.
Il vuoto di potere lasciato nella regione dal crollo dell’URSS apre spazi di rischio sistemico, come sta accadendo in Ucraina e a margine dei confini CSI, ma anche opportunità di collaborazione massima e su più livelli tra stati sovrani, attraverso l’interazione tra servizi di intelligence, il ruolo delle agenzie di sicurezza nazionali ed esercitazioni comuni nel contrasto delle minacce esterne come affermato da Naryshkin. Minacce convenzionali e ibride, come la lotta al terrorismo internazionale e al crimine transnazionale, il traffico di armi e droga e la cybersicurezza delle CI, che richiedono monitoraggio e soluzioni comuni ma anche ulteriore integrazione tra gli stati membri, un processo invero già avviato in maniera informale grazie all’aumento dei tre maggiori indicatori economici (produzione, commercio, investimento) all’interno della CSI, nonostante il ricatto sanzionatorio degli USA e dei suoi satelliti contro la Russia.
In relazione all’aumento dei focolai di crisi globale, si registra inoltre un aumento nella domanda di cooperazione e sicurezza tra gli stati CSI. Un primo teatro di cooperazione fondamentale è necessariamente quello afghano, dove le cellule dormienti rappresentano un rischio per la diffusione dell’estremismo regionale e la distruzione dei confini CSI; un secondo interesserà invece la sigillatura dei confini meridionali, dove l’Occidente fomenta conflitti tra stati CSI per colpire la Russia dalle sue periferie.
Lo sviluppo dell’economia CSI, l’approfondimento della sua presenza nei mercati internazionali, lo scambio di know-how ed esperienza industriali nonché il potenziamento della cooperazione scientifica, industriale e tecnologica fanno anch’essi parte della strategia di sicurezza comune in ambito economico e della difesa. Con riferimento all’ambito della sicurezza economica, poi, si registra l’intervento di Patrushev sul sabotaggio anglosassone di NS1 e NS2, in cui egli avverte che la cooperazione anche solo economica con l’Occidente non permette mutui benefici ma solo la promozione dell’interesse nazionale americano.
Sullo stesso versante della sicurezza nazionale, egli inoltre afferma che l’Occidente si avvale dell’operato di ONG e della promozione dell’universalismo liberale per esercitare pressione, destabilizzazione sistemica e “rivoluzioni colorate” nei paesi non allineati: la soluzione è quella di limitare i media controllati direttamente dall’Occidente. Al vertice СНГ, la questione dell’Ucraina, trasformata in hub regionale dell’estremismo politico di destra dall’Occidente e divenuta laboratorio militare del Миротворец, è presentata come un caso modello degli effetti destabilizzatori della penetrazione occidentale nell’area CSI, da cui Kiev è uscita nel 2014 in concomitanza con l’EuroMaidan e lo scoppio consequenziale delle ostilità in Donbass.
C’è un filo rosso che lega il discorso presidenziale precedente la firma dei quattro trattati di adesione dei nuovi soggetti territoriali alla Federazione Russa con l’apertura telematica di Putin del Vertice СНГ, al contrario ben poco attesa e seguita. I punti centrali dell’agenda di sicurezza nazionale russa, ragioni strategiche dell’impegno in Ucraina, sono sotto la luce del sole: muro comune alla penetrazione e destabilizzazione occidentale in Eurasia, tutela delle sovranità nazionali e delle vie nazionali allo sviluppo, sicurezza comune, impegno e reciproco sostegno per la riforma dell’ordine internazionale.