Il sito “non conforme” Barbadillo riprende un intervento del sociologo Luca Ricolfi a proposito dell’offensiva mediatica contro l’incapacità del governo Meloni di affrontare il problema degli sbarchi dei clandestini. Ricolfi, certo non schierato a destra, sottolinea come i chierici della disinformazione italiana ignorino amabilmente il problema dei clandestini e dei relativi naufragi quando a governare è la sinistra mentre si scatenino quando al governo arriva la destra.
Verissimo, e non soltanto a proposito dei migranti. Perché il problema dei rapporti – dei pessimi o inesistenti rapporti – tra la destra di governo e mondo della disinformazione non è certo una novità e riguarda ogni settore del giornalismo italiano. Dalla politica allo sport, dal costume agli spettacoli, dall’economia alla cronaca giudiziaria. L’egemonia culturale gauchista si costruiva blandendo i giornalisti, coccolandoli, invitandoli agli incontri, facendoli intervenire come relatori ai convegni. Un atteggiamento inclusivo, perché gli inviti erano rivolti anche ai rarissimi esponenti del giornalismo non allineato.
Sul fronte opposto la gestione dei rapporti è stata molto differente. Partendo dalla sindrome di Calimero, ci si è autoconvinti di avere tutti contro. Dunque si è sviluppata una forma di timore reverenziale associato ad un malcelato odio per la categoria. Con conseguenze disastrose. Da un lato si sono emarginati i giornalisti di area ma non organici. Sottoposti a scrupolose analisi sull’adeguamento pronto ed assoluto ai mutamenti di linea dei vertici dei partiti. Dall’altro si è cercata la benevolenza dei chierici gauchisti proponendo interviste in esclusiva, divulgando notizie riservate, offrendo la conduzione di dibattiti. Sino ad arrivare, in Piemonte, all’assunzione dei giornalisti dei media di sinistra come comunicatori di esponenti istituzionali del governo regionale di destracentro.
Geniale! Perché, al di là delle strategie comunicative, è evidente che si considerano gli addetti stampa come meri esecutori degli ordini di chi, di informazione, non ha mai capito nulla. E che, dunque, preferisce evitare ogni confronto ed ogni consiglio dalla sua squadra di comunicatori.
Però ora si cambia. Alla Garbatella hanno scoperto che è utile fare rete. Ed a Roma, il 6 di aprile, si svolgeranno gli stati generali della cultura di destra. Organizzati sul modello speed date. Molto atlantista, ovviamente. Ma invece di far incontrare aspiranti anime gemelle, gli intervenuti avranno a disposizione 3 minuti per farsi conoscere e per trovare politici nazionali, amministratori locali, associazioni culturali con cui avviare un percorso di collaborazione. Cultura di facile e rapido consumo. D’altronde questa logica da “sveltina” evita il rischio che, superati i 3 minuti di cultura, Crosetto invece di limitarsi a metter mano alla fondina faccia decollare i bombardieri Usa.