Chi ha paura del 28 ottobre? Chi ha paura del centenario della Marcia su Roma? Certo non la destra fluida di governo. La velocità con cui ha rinnegato se stessa avrà impressionato anche un grande atleta come Marcell Jacobs, rappresenterà un modello per Pecco Bagnaia impegnato in moto GP, ispirerà i discesisti dello sci. Tutti impegnati, i destri fluidi, ad impegnarsi a rispondere alla fatidica domanda di Enrico Lucci: il Fascismo è il male assoluto come sosteneva Gianfranco Tulliani Fini o è solo antipatico come dichiarato dal neo presidente del consiglio?
Uno squallore assoluto e generalizzato. Da cui si è sottratta, con dignità ed intelligenza, Isabella Rauti. Chapeau! Ma è un po’ poco. Gli altri, tutti gli altri, stanno probabilmente preparandosi allo show del 25 aprile. D’altronde il livello di preparazione storica non è il massimo. Ed è perfettamente allineato con la preparazione storica degli ex avversari trasformati in futuri compagni di marcia resistenziale. Le interviste mandate impietosamente in onda hanno mostrato politici fieramente antifascisti che non erano in grado di collocare la nascita del Fascismo, che ignoravano i nomi ed i ruoli dei protagonisti, che non conoscevano neppure la collocazione politica dei miti dell’antifascismo.
Insomma, le condizioni perfette per marciare tutti insieme appassionatamente. Tanto le elezioni sono passate, chi ha avuto ha avuto e non ci si pensa più. E da qui ad aprile ci saranno decine e decine di occasioni in cui la destra fluida potrà manifestare la sua antipatia per il Ventennio. Magari i più crosettiani potranno proporre l’abbattimento dell’obelisco del Foro Italico per far felice la Boldrini, o dell’intero Foro Italico per favorire una bella speculazione. Anche l’Eur potrebbe essere eliminato, come segnale di buona volontà e di condanna del sempre deprecato regime. Sempre deprecato? Magari no, però l’importante è cominciare, giurando di aver deprecato sin da bambini.
Ovviamente meglio non impelagarsi in analisi storiche. Bisognerebbe rispolverare non i libri (possono essere pericolosi) ma almeno i pochi storici di area. E anche loro potrebbero sostenere tesi non in linea con il nuovo corso fluido e antifascista.
D’altronde i pochissimi fascisti sansepolcristi erano già divenuti un gruppo consistente in marcia verso Roma a fine ottobre del 1922. Per poi divenire milioni e milioni non appena la vittoria di Mussolini si consolidava. Continuando ad aumentare di numero salvo, poi, svanire quasi completamente dopo l’assassinio del Duce.
Così, mentre il successo elettorale di settembre portava gli antifascisti di comodo a rispolverare la chincaglieria di nonni e bisnonni, riesumando monete, medaglie, attestati di adesione al Fascismo, i politici vittoriosi spiazzavano le proprie truppe saltando sul carro opposto, per ottenere la benevolenza dei mercati, dei padroni statunitensi, della cultura sconfitta nelle urne ma trionfante in tv, sui giornali, nelle case editrici. E, soprattutto, per ottenere il via libera da Enrico Lucci.