Un plauso alla capacità di movimento in Europa. Molto scetticismo sulla qualità della classe dirigente. Marco Tarchi, intervistato da Huffpost, analizza con lucidità la situazione e le prospettive di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni considerato ormai vera forza emergente destinata a governare qualora ci si rassegnasse all’idea di far votare i sudditi.
Per Tarchi sarebbe un errore seguire i consigli, interessati, di Galli della Loggia che invita Meloni, in pratica, a confrontarsi ed a confondersi con i poteri forti, con i salotti già esistenti ed immancabilmente radical chic. Una riedizione di Forza Italia, afferma Tarchi, sarebbe controproducente per Fdi che cresce proprio marcando la differenza con il partito di plastica berlusconiano.
In realtà Forza Italia ha davvero provato a costruire un’alternativa all’establishment. Fallendo, ma almeno tentando. Perché una minima parte della classe dirigente berlusconiana è stata cooptata e digerita dal sistema mentre gli altri sono stati esclusi da un’oligarchia autoreferenziale che continua a manifestare profonda ostilità nei confronti di tutto ciò che è anche solo vagamente riferibile alla destra.
“Questa ostilità – prosegue Tarchi – spesso è degenerata nella demonizzazione e nell’emarginazione (ogni riferimento agli ambienti accademici, editoriali, giudiziari è voluto, fondato e ampiamente documentabile). La colpa delle destre consiste nel non aver mai voluto tentare un’azione contro-egemonica, e anzi di aver ironizzato sui pochissimi tentativi avviati in quella direzione, ostacolandoli”.
Un atteggiamento comprensibile, considerando la pochezza di una classe dirigente partitica che provava imbarazzo di fronte a chiunque sapesse leggere e scrivere. Ma un atteggiamento non più accettabile per un partito che dichiara di voler governare l’Italia. Perché non bastano più slogan e comparsate tv di peones che ripetono ossessivamente banalità sperando che si trasformino in pensieri profondi.
Tarchi apprezza, invece, la capacità di muoversi a livello europeo all’interno del gruppo dei Conservatori, ma anche in proiezione esterna. Approfittando anche delle gravi incertezze di una Lega che oscilla tra Marine Le Pen ed il Partito Popolare europeo, tra Salvini e Giorgetti. L’Europa è sicuramente fondamentale per arrivare al governo, non per governare. Perché per guidare l’Italia serve una classe dirigente adeguata, in grado di respingere gli assalti dell’oligarchia attuale, in grado di smarcarsi dall’egemonia radical chic. Serve un contropotere che non si vuole costruire.