Coalizione: Unione, per lo più temporanea, tra gruppi, partiti o stati per il conseguimento di vantaggi comuni. Per il vocabolario si tratta dunque di una Unione, per quanto temporanea. E se unione deve essere tra i partiti, a maggior ragione si pensa ad una forte coesione all’interno di ciascuna formazione. Niente di più sbagliato, come dimostra un recente esempio in terra subalpina.
A Torino, infatti, un leader giovanile, che aveva già riempito la città di manifesti con il suo nome, è stato escluso dalla lista di Fdi. Con motivazioni ufficiali ridicole mentre la realtà è che aveva un seguito tra i giovani che avrebbe potuto garantirgli l’elezione. Ma dal momento che crescono i timori di una sconfitta in conseguenza di una campagna elettorale sbagliata e volutamente sotto tono, i posti a disposizione in consiglio calano e devono essere riservati agli esponenti della nomenklatura.
Indubbiamente si tratta di una scelta che favorisce il rapporto con gli elettori. Considerati dei banali imbucatori di schede che eseguono, senza far domande, le decisioni di vertici sempre più lontani dalla realtà. Peccato che le correnti interne siano, probabilmente, più numerose dei consiglieri eletti. Bisogna accontentare gli ex democristiani, gli ex forzisti, tutti coloro che sono saltati sul carro di quelli che erano considerati i vincitori. Ovviamente senza penalizzare troppo coloro che arrivano da An e magari dal Msi.
Mica facile, considerando i posti a disposizione. Nipoti da piazzare, correnti storiche da accontentare, nuovi ingressi da soddisfare, mogli che attendono un riconoscimento, esponenti di nuovi gruppi culturali che devono essere premiati. Dunque meglio eliminare un concorrente pericoloso ma privo di adeguate sponde alla Garbatella.
Uno squallore che spinge all’astensione e favorisce il successo del piddino Lo Russo.