Tra il 1939 e il 1940 vi fu quella che, i francesi , chiamarono la “drôle de guerre”. La strana guerra. O, come la definì Mussolini, la guerra fittizia. Un periodo di stasi delle operazioni militari, dopo l’invasione tedesca della Polonia.
Sul fronte francese la guerra c’era. Era stata proclamata. Ma si combatteva ben poco. Attacchi aerei, limitati. Qualche incursione. Pare, addirittura, che sui due fronti, ogni tanto, qualcuno inalberasse un cartello con scritto: se voi non sparate, noi non spariamo.
Strana guerra. Guerra seduta, la chiamarono i tedeschi. Per differenziarla dal Blitzkrieg che immediatamente seguì. Ed era solo la calma, inquietante, che precede la tempesta.
Anche quella in Ucraina la si può, in questo momento, definire una strana guerra. Anche se qui si combatte, e l’Afu continua a mandare al macello i suoi reparti contro le linee russe. Un dispendio assurdo di uomini, perché qualsiasi anche non esperto di questioni militari sa bene che non si può vincere una battaglia senza il controllo aereo. E con il nemico che domina anche sotto il profilo delle artiglierie.
Ma, come è ormai chiaro a tutti tranne che ai grandi Media (soprattutto italiani), la controffensiva di Kiev è una scelta politica. Serve solo a Zelenski per continuare ad ottenere soldi e aiuti militari dalla NATO. Mandando ad un inutile massacro la sua gente.
Però resta una strana guerra. Statica, apparentemente sospesa. E l’aria che si respira è come rarefatta. Sembra, quasi, che quella che si combatte sui campi del Donbass, sia solo una apparenza, fittizia, della vera guerra.
Che sta venendo combattuta altrove. E, soprattutto, con altri mezzi. Più sottili. Meno appariscenti dei carri armati e dei missili. Ma non per questo meno… pericolosi…
È la guerra delle diplomazie. E, forse soprattutto, dei servizi di intelligence. Un tessere di trame sempre più intricate. Ardue, se non impossibili da dipanare.
Domande che, con ogni probabilità, resteranno per sempre senza una risposta. O, per lo meno, una risposta esaustiva.
Che gioco faceva Prighozin ? Chi lo ha manovrato? I servizi occidentali? Gli oligarchi russi? Putin stesso? Oppure tutti e tre? Un triplo agente, capace di fare il triplo gioco, non è cosa nuova. In chiave romanzata, ne parla anche Le Carré…
E poi, era Prighozin davvero a controllare la Wagner? O era solo una testa di legno, e il vero comando è altrove?
La controffensiva Ucraina si è già esaurita? Oppure ripartirà più violenta in luglio, come sostengono alcuni?
E i russi come mai sembrano così lenti e pazienti? Cosa stanno preparando/aspettando?
Forse (ma solo forse) le risposte andrebbero cercate lontano dai campi di battaglia. Nella, sempre più complessa, rete delle diplomazie. Salotti in penombra. Ovattati di silenzio..
E qualcosa si muove.
È ufficiale, ormai, l’ingresso a pieno titolo dell’Iran nella SCO. L’organizzazione della cooperazione di Shangai. Strumento privilegiato della politica estera cinese.
Ingresso significativo, proprio nel momento in cui Mosca e Pechino siglano patti di alleanza difensiva per l’area del Pacifico. Un chiaro segnale a Washington sulla questione di Taiwan.
A giorni il vertice di Vilnius della NATO. Polonia e Paesi Baltici premono per l’ingresso ufficiale di Kiev. Ovvero per lo scontro frontale con Mosca. E già reparti polacchi sono presenti sul fronte ucraino.
Tuttavia Parigi frena. Ha ben altri problemi in questo momento. E la Germania, con il suo pallido fantasma di Cancelliere, non sa che pesci pigliare. Quanto all’Italia… beh, si è visto quanto viene considerata la Signora Meloni nonostante il suo zelo atlantista. Biden le farà anche ganascino, ma conta (quindi: contiamo) meno del due di coppe quando la briscola sta a bastoni…
Sono questi gli scenari da tenere sotto osservazione. È qui, e non nei pantani del Donbass che si sta decidendo la sorte di questa strana guerra…
Tuttavia, non posso non pensare che, dopo mesi di guerra fittizia, nel ’40 scattò il, famoso, Blitz.
E tutto precipitò rapidamente.
Una domanda ancora, che mi ronza nella mente come una fastidiosa mosca. Ma che ci fanno le migliaia di uomini della Wagner in Bielorussia, paese formalmente non in guerra, a soli 100 chilometri da Kiev?
E, in parallelo, dove sono le, temute, brigate cecene di Kadyrov?
Mah…