Fontamara è universalmente considerato uno dei capolavori del neorealismo. Dipinge la dura realtà di un paesino di collina durante il fascismo. Proprio per la sua importanza nella letteratura italiana, è giusto dedicare a Fontamara un riassunto e un’analisi.
La vita di Ignazio Silone, autore di Fontamara
Secondino Tranquilli, conosciuto come Ignazio Silone, nasce a Pescina il primo maggio del 1900. Riceve dal padre uno spirito rivoluzionario e contrario alle ingiustizie. In un primo momento si accosta al movimento socialista, contribuendo poi alla fondazione del partito comunista. Nel 1930 qualcosa cambia, dopo essere venuto a conoscenza delle “purghe” di Stalin, si dissocia dal partito.
Nel frattempo in Italia, con la marcia su Roma, le elezioni del 1924 e poi quelle del 1926, il fascismo prende il potere. Silone è costretto a scappare e si rifugia in Svizzera. Qui riceverà la visita di alcuni suoi compaesani, dai quali sentirà le vicende che stavano avendo luogo in Italia: tali racconti fungeranno poi da ispirazione per il romanzo Fontamara del 1933.
Analisi e riflessione su Fontamara
il “nuovo realismo”
Leggendo questo romanzo, appartenente al filone del nuovo realismo del ‘900, emerge il suo carattere di critica sociale, politica e anche religiosa. Una realtà in cui il destino dei più deboli è segnato a rimanere invariato, se non sottoposto a un ulteriore peggioramento. Una realtà in cui i potenti si servono del linguaggio per sopraffare i miserabili. Si servono della forza, della brutalità, dell’arroganza, mascherate dalla legalità.

Lettori e lettrici si trovano davanti a episodi amari, talvolta all’apparenza persino comici, dietro i quali si celano le ingiustizie e la sofferenza del popolo. Il nome di fantasia del villaggio conferisce alla vicenda un carattere universale, in cui tutti coloro che hanno vissuto i soprusi del fascismo sulla propria pelle, e su quella dei proprio cari, potrebbero immedesimarsi.
il dualismo dell’istruzione
Spicca la centralità dell’istruzione, e il suo dualismo. Da una parte strumento per crescere, arricchirsi, maturare e riuscire a guardare la realtà con maggiore consapevolezza. Dall’altra una potente arma di “distruzione” della dignità altrui. Ignazio Silone denuncia le contraddizioni del potere. Che al posto di proteggere le debolezze del proprio popolo, le sfrutta, facendo leva su di esse per aumentare la propria forza. La contrapposizione sociale tra la popolazione, i cafoni e i proprietari delle terre, i galantuomini viene sfruttata dal potere fascista, che approfitta di questa distanza, delle lotte interne, per attecchire e installarsi con le sue leggi liberticide.
Con un ritmo serrato e la lingua che risente degli influssi dialettali, Silone, dalla sua condizione di esiliato in Svizzera, conduce una lotta letteraria contro il fascismo e la violenza. Facendo sentire la voce della popolazione contadina, ingenua, speranzosa e fatalista, immersa improvvisamente in una realtà ancora più cruda della sola povertà, fatta di umiliazione, emarginazione e ingiustizie etiche e morali, che si conclude con la morte di quasi tutto il villaggio. La morte della libertà.
riassunto di fontamara
Fontamara è un romanzo scritto da Ignazio Silone. Narra la storia della popolazione di Fontamara, un piccolo paese fittizio della Marsica. Il narratore è interno: una famiglia di fontamaresi sfuggita alle torture e allo sterminio dei fascisti, la cui voce si fonde con la coralità della vita del paese. Giunti in Svizzera, questi contadini decidono di raccontare le vicissitudini che hanno vissuto a una figura che possiamo identificare con il narratore, ovvero lo stesso Silone.
La narrazione si ambienta nel periodo fascista in una comunità isolata dal mondo, che improvvisamente si trova stravolta dall’avvento di un nuovo governo e di nuove leggi liberticide. Il primo giugno del 1929 il villaggio di Fontamara resta senza luce ed energia elettrica. Oltretutto, la proposta di petizione per non pagare le bollette, in realtà aveva dato il consenso all’Impresario di diventare nuovo proprietario delle terre. Il governo cambia e al posto del sindaco subentra la figura del podestà, un forestiero venuto da Roma soprannominato l’Impresario.
Inganni e soprusi
A questo episodio, seguiranno una serie di inganni da parte dei potenti nei confronti del popolo, la cui condizione di ignoranza e analfabetismo fa sì che essi non abbiano i mezzi per difendersi e reagire. Come possiamo osservare nell’episodio in cui, a seguito della deviazione del ruscello (unica fonte di sostentamento dei contadini), i governatori e i fontamaresi si mettono d’accordo sulla suddivisione delle acque del fiume. La risposta che quest’ultimi ricevono è l’ennesima dimostrazione di forza e prepotenza: così gli uni e gli altri avranno tre quarti, cioè, un po’ più della metà.
Tutti i loro sforzi di rivolta risultano vani. Così come la manifestazione svolta con la speranza di riottenere i loro diritti fondamentali e le terre che erano state loro rubate. In risposta, ricevono la visita di una squadra di fascisti, che violentano le donne del paese e non si prendono la responsabilità di chi uccidono.
Viste le condizioni disumane in cui i cafoni sono costretti a vivere, molti decidono di emigrare. Ma anche in questo caso la loro libertà viene limitata da una legge. Così come per qualsiasi altro tipo di scelta che non porti vantaggi al governo.
“Che fare?”
Tra i protagonisti di questa storia, oltre ai potenti, nonché l’Impresario, don Abbacchio, don Circostanza, vi sono Berardo Viola, Elvira e il Solito Sconosciuto. Il primo è un giovane che si distingue dal resto dei cafoni, e che decide di andare a Roma per cercare un lavoro, così da poter sposare Elvira. Ma ben presto si rende conto dell’irreversibilità del suo destino. Infatti, per un malinteso egli viene arrestato e scambiato per il Solito Sconosciuto (un antifascista). Dopo numerosi interrogatori e torture, e aver appreso la morte di Elvira, confessa il falso, sacrificandosi per i suoi concittadini. Sono il primo cafone che non muore per se, ma per gli altri.
Visto come un eroe, a Fontamara si decide di creare un giornale in suo onore, intitolato Che fare, in cui si denunciano i soprusi e le ingiustizie subiti. Questa scelta sovversiva costerà la vita a tutto il villaggio, eccetto ai tre sopravvissuti, che fuggono venendo salvati dal Solito Sconosciuto, che li condurrà in Svizzera.

A coronare l’analisi e il riassunto di Fontamara, questa meravigliosa iniziativa che ha avuto luogo nel borgo medievale di Aielli. Qui è possibile leggere l’intero romanzo trascritto a mano su un muro di 100 metri quadrati. Fontamara, giunto in Italia solo 12 anni dopo la sua pubblicazione, oggi, ha preso lo spazio che si merita. Una cittadina fittizia, ma simbolo di una storia che ha segnato la dura realtà contadina del tempo, non solo abruzzese, ma di tutta la nazione.