Tutti impegnati, a Torino, a sostenere il rilancio dell’industria automobilistica. A partire da quella francese di Stellantis e poi giù giù sino alla componentistica che batte varie bandiere di ogni parte del mondo. Bisogna tutelare i posti di lavoro, assicurano tutti. Gli stessi che avevano ignorato il problema sino a quando il solito Giachino non li ha obbligati a confrontarsi con la proposta di una iniziativa sull’argomento.
Va bene, non è importante la primogenitura ma l’impegno per realizzare l’obiettivo. E di impegno se n’è subito visto molto. Con proposte per obbligare gli automobilisti a non superare i 30 km orari nei controviali e ad andare ancora più piano dietro a biciclette e monopattini. Oltre ai consueti divieti di utilizzare le auto non di ultimissima generazione a causa dello smog. A tutto ciò si aggiungono i rincari dei carburanti in conseguenza della demenziale politica estera nei confronti della Russia.
Ma allora a cosa servono i tavoli per il rilancio del comparto automobilistico se, poi, gli stessi che fingono di occuparsene sono quelli che boicottano il settore? Perché mai bisognerebbe acquistare, a prezzi sempre più alti, una vettura nuova dalle brillanti prestazioni se poi il piacere della guida viene eliminato dalla giungla dei divieti, dei limiti di velocità, dei costi aggiuntivi? Non si può guidare tranquilli, ammirando i paesaggi italiani, perché ogni 100 metri cambia il limite di velocità e spuntano gli autovelox installati esclusivamente per far cassa. Non ci si può più aggirare tra paesini di campagna, di collina o di montagna alla ricerca del ristorante tipico, dell’artigiano particolare, del negozio curioso perché l’attenzione deve essere rivolta esclusivamente ai limiti che cambiano, alle colonne arancioni che lampeggiano,
Poi gli stessi ristoratori, artigiani, negozianti che hanno eletto i loro sindaci dall’autovelox facile si lamentano se vedono azzerarsi il flusso di automobilisti. Costretti ad utilizzare le autostrade, pagando il pedaggio, piuttosto di trasformare il viaggio sulla statale in un incubo continuo. Però poi i politici si affollano per sedersi al tavolo per il rilancio dell’auto. Da acquistare per pagare le tasse e per tenerla ferma.