Mio nonno era solito dire: Non provare a raccontarmi la fiaba dell’orso.
Ovvero a cercare di intortarmi con una storia senza senso.
Cosa c’entrasse, poi, l’orso, sinceramente non l’ho mai capito… ma si diceva così, e, dietro metafora, il concetto era chiaro per tutti.
Ora, però, la fiaba dell’Orso sembra essere diventata ben altra cosa. E, fatto eccezionale, questa volta un orso c’entra per davvero.
O meglio un’orsa. La famosa/famigerata orsa trentina. Quella dello sciagurato incidente che ha causato la morte di un giovane runner che correva nel bosco.
Una tragedia. Come tante che possono accadere quando si va per boschi e monti.
Sempre più rare, a ben vedere, delle numerossime che, quotidianamente, accadono in città o sulle strade.
Perché venire uccisi da un’orsa è, certo, notizia che colpisce e terrorizza. Ma proprio perché è, a memoria, fatto più unico che raro.
Ammazzarsi in un incidente di moto, o venire assassinato in un vicolo no. Non fa effetto. Cosa troppo comune. Ordinaria.

Superati, però, orrore e sorpresa, è cominciata la nuova narrazione. Della fiaba dell’orso. Con la polemica tra chi voleva l’immediata soppressione dell’animale. E chi, invece, difendeva il suo buon diritto alla vita e alla libertà.
Niente di straordinario. Per noi italiani è usuale schierarsi da una parte o dall’altra. Bartali e Coppi… tifosi, sempre e comunque. Pur di non ragionare.
Le autorità, in modo salomonico, hanno arrestato l’orsa senza sopprimerla. Ma ora non sanno, ovviamente, più che fare. E questo si sta, inevitabilmente traducendo in un problema politico. Ed economico. Di non trascurabile peso.
Perché la polemica tra gli animalisti fanatici ed ottusi – quelli che sognano la Terra senza l’uomo, dimenticando il piccolo particolare che anche loro dovrebbero sparire – e gli, altrettanto ottusi e fanatici che vogliono la vendetta, come se, uccidendo l’orsa – che è animale, e si comporta secondo il suo istinto – il povero ragazzo potesse riavere vita, sta producendo non pochi danni
In primo luogo al turismo. Che è voce fondamentale dell’economia del Trentino. Per di più nel momento in cui si sta per aprire una stagione estiva finalmente senza, assurde, restrizioni sanitarie.
E, invece, da un lato si va seminando il panico. Tanto che sembra che andando in vacanza in Trentino sia quasi certo finire ad essere mangiati a merenda da enormi plantigradi antropofagi. Orrore per le famigliole di gitanti, che vorrebbero una natura senza api o vespe. Un ologramma sterilizzato. Immaginatevi cosa possono pensare dell’orso…

E poi gli animalisti. Che lanciano la campagna “Boicotta il trentino”. Perché, qui, la gente è cattiva. Primitiva e feroce. Non solo uccide gli orsi, ma anche se li mangia stufati con le carote.
Naturalmente, vi è anche la polemica politica. Ad autunno si vota per le provinciali. Che qui contano più di tutto, essendo Provincia a Statuto Speciale. E dare conto del gioco in corso per rimpallarsi le responsabilità tra attuale maggioranza e opposizione che, però, erano a ruoli invertiti quando gli orsi furono reintrodotti, sarebbe cosa lunga e assai noiosa.
Per altro assolutamente inutile. Anzi, controproducente. Perché un minimo di buon senso – merce rara in politica – avrebbe consigliato di tenere entro precisi limiti la notizia della tragedia. Senza enfatizzarla. Trattandola per quello che è: un, terribile ma rarissimo, incidente.
E, invece, così non è stato. Anche grazie alla stampa. A quella locale, che pure ha qualche giustificazione. E a quella nazionale. Che avrebbe da occuparsi di ben altri rischi ed altre minacce.
Tutti, politici e giornalisti, hanno preferito raccontare all’infinito la fiaba dell’orso. Una fiaba triste. Che non serve se non a fare danni. A tutti. Uomini, orsi… e territori.