Ed ora la Russia fa davvero paura a Washington. No, non per le minacce di utilizzo delle armi nucleari. E neppure per una nuova offensiva militare che deve fare i conti con l’insormontabile ostacolo della burocrazia russa. Vera zavorra in epoca zarista, poi in epoca sovietica ed ora anche in era putiniana. Bensì per ciò che Mosca non dice ma fa. O meglio, lo dice anche ma le piangine dei TG italiani non raccontano.
Più delle atomiche fa paura la dedollarizzazione. Che Mosca è stata costretta ad intensificare a seguito delle geniali sanzioni imposte dal burattino della Casa Bianca ma che è diventata una prassi sempre più seguita in tutto il mondo. Dall’America Latina all’Africa, dai Paesi Arabi alla Cina. Ed ora anche l’Indonesia. Che ha annunciato di voler seguire l’esempio di Mosca per poi arrivare, progressivamente, a non utilizzare più né il dollaro né l’euro.
Certo, la moneta statunitense è ancora la più adoperata negli scambi commerciali tra Stati. Ma ha già perso parecchi punti percentuali. E con il mondo dei Paesi Brics in ampliamento, con la prospettiva di superare presto il 50% del PIL mondiale, la rinuncia di tutti loro al dollaro diventa un problema. Non bastano più i colpi di stato organizzati dalla Cia, non basta il finanziamento dei terroristi in ogni parte del mondo per ricattare i governi scomodi, non basta più finanziare le ong affinché inventino rivoluzioni colorate su ordine degli Usa.
Dunque a New York si sta pensando ad una marcia indietro. Si comincia a pensare a come far rientrare le banche russe nel sistema Swift. Poi occorrerà spiegarlo al petomane della Casa Bianca, ma a questo provvederanno i burattinai di Biden.
Forse, però, è troppo tardi. Perché tutto il mondo non atlantista si è reso conto non solo che l’imperialismo statunitense è ormai insopportabile, ma soprattutto che è possibile sfuggire al quotidiano ricatto economico dei nordamericani e dei maggiordomi europei. Si è visto che gli scambi in moneta nazionale sono possibili. E convenienti. Si è visto che le sanzioni possono essere ignorate e superate grazie ad una rete globale di alleanze anche solo occasionali. La palla di neve si sta trasformando in valanga.