Ritorniamo sul libro “Esoterismo e follia” con una intervista all’autrice Njadir Helgrindr.
E’ corretto dire che il suo nuovo libro “Esoterismo e follia”, sviluppa temi già presenti in embrione, nel precedente saggio “I Tarocchi come via iniziatica”?
Assolutamente corretto. Il testo da Lei menzionato, non trattando degli aspetti divinatori del Tarocco quanto di quelli esoterici, tratta delle allegorie inerenti alla trasmutazione alchemica, ossia dell’evoluzione dell’uomo che tenta di guarire gli aspetti inferiori e malati della propria anima per evolvere ed ottenere la cosiddetta illuminazione. Tale percorso passa per gli strati della mente collegati alle varie personalità che tessono, come fossero una ragnatela, fili invisibili e tengono lontano l’uomo dalla propria individualità. In questo si rinvengono i tratti della follia della ragione, o dell’ego. Nel testo, inoltre, sono accennati quei meccanismi psichici che consentono una dilatazione dello stato ordinario di coscienza per posizionarci su stati alterati, alternativi, al fine di poter fare esperienza di quelle possibilità che trascendono la “normale” consuetudine
E’ vero che nel suo saggio non è messa in discussione la validità delle diverse branche della psicologia e della psichiatria o l’esistenza di patologie mentali, ma si cerca di mettere in luce, quando, invece, si tratta di fenomeni di altra natura, che comportano un ampliarsi dello sguardo sulla realtà?
Non c’è nessuna intenzione, né interesse a mettere in dubbio o discussione la validità delle diverse branche della psicologia e della psichiatria o l’esistenza di patologie mentali. Il punto di partenza è stato un’ altro. Le civiltà più antiche, partendo da una concezione magico-religiosa, concepirono Follia come manifestazione di specifiche divinità, relegandola oltre la sfera oltre la sfera di competenza dell’uomo. Ciò significa che Follia va ben oltre la pazzia, e già Platone la considerò nella sua complessità e ambivalenza, considerandola, in alcuni casi, superiore alla saggezza stessa laddove, suddividendola i patologia di origine fisica o divina, la paragonò, in questo secondo caso, ad una sorta di invasamento di carattere sacro, una possessione divina che poteva essere accomunata alla, divinazione, alla poesia, all’eros e alla filosofia stessa.
“I beni più grandi”, leggiamo nel “Fedro”, “ci provengono da una follia (mania) che ci viene concessa per dono divino”. Detto in altro modo, essa può trascendere il piano umano, lo eviscera dei propri limiti, rivolgendolo nella direzione del divino.
Si ha, invece, la tendenza di credere che la follia sia da sempre considerata come il procedere del diverso in rapporto a un pensiero inaccessibile e discriminante. La storia, invece, ci insegna che la Follia ha sempre occupato un posto di rilievo nel cuore degli uomini, tant’è che le considerazioni su di essa e gli atteggiamenti e reazioni sono stati così vari da risultare talvolta drammaticamente opposti. Rispetto, sacralità, misticismo, derisione, paura, violenza, compassione, emarginazione si sono susseguiti e alternati mostrando tutta la debolezza dell’uomo e la sua mediocrità di fronte a una realtà che non è ancora riuscito a cogliere nella sua intima essenza. Cambiandogli posto e significato da luogo a luogo, di epoca in epoca, ha rivelato che essa è più una dimensione dell’uomo che non una semplice malattia da comprendere e guarire.
E’ giusto osservare che nel suo nuovo libro, differentemente da quello precedente, sono presenti due tipi differenti di scrittura?
Sì, addirittura tre. La prima scrittura traccia la storia, gli aspetti filosofici ed esoterici di Follia, utilizzando un linguaggio tecnico, specifico. La seconda tipologia di scrittura fa parlare Follia, e quindi è tessuto un moderno “Elogio della Follia”, in quanto era dai tempi di Erasmo da Rotterdam che non le si dava una voce. La terza tipologia di scrittura prende voce da alcuni brevi frammenti del mio diario “esoterico”, per mostrare alcuni dettagli ai lettori. Sono dettagli che mettono a confronto i diari di mistici e schizofrenici noti, all’interno dei quali si ritrovano dei punti in comune. Dove finisce la pazzia ed inizia il misticismo? Le allucinazioni di un pazzo in che modo si raccordano a quelle di un veggente o medium? Queste sono alcune delle domande cui ho fornito una mia tesi.
Cosa ha motivato, nella scrittura del testo, questa scelta?
Follia è complessa, ambivalente, e credo che i diversi livelli di scrittura abbiano dato modo di intravederla da diversi punti di vista. Non mi risulta esista un testo che tratti di Follia da questo multiplo punto di vista, e che offra un punto di collegamento tra storia, filosofia, psicologia, parapsicologia, neuroscienze ed esoterismo. Di certo, non sono mancati tentativi specifici e isolati.
In che modo scienze psicologiche ed esoterismo possono trovare un punto d’incontro, nel trattare le diverse problematiche e le diverse sfaccettature della follia?
Entrambi guardano alla mente dell’uomo, al suo benessere. E credo non occorra dimenticare che la psicologia (intesa etimologicamente come lo “studio dell’anima”), era già nata in seno alla filosofia e solo dal XIX ne sarà distaccata.
Inoltre l’esoterismo e la spiritualità si basano sulla sperimentazione di stati di coscienza alternativi, quali quelli meditativi, immaginativi, di sogno lucido, stati che le moderne neuroscienze hanno mappato, spiegato. Ancora, i meccanismi alla base della veggenza o della medianità non solo hanno attratto l’attenzione di illustri psichiatri e psicologi nel corso dei secoli, ma traggono entrambi la loro origine dal funzionamento della psiche.
Secondo Lei, quali sono gli ostacoli che impediscono questo incontro?
Anche se la “Coscienza” risulta essere ancora oggi un mistero e alcune sue funzionalità complesse sembrano andare oltre il funzionamento biologico del cervello (ossia rientrerebbero nel campo spirituale e mistico), questo non sembra essere ancora sufficiente. In realtà, credo che gli strumenti conoscitivi ci siano tutti. Bisognerebbe ammettere l’esistenza di altere “realtà dimensionali” e di “forme pensiero coscienti” oltre quelle visibili e, soprattutto, avere più fede nelle capacità dell’uomo. Bisognerebbe anche riconnettersi con la “vera” spiritualità, quella che punta a far evolvere l’uomo.
E’ giusto dire che, ferma restando la solidità delle fonti utilizzate e il rigore dell’ analisi, è presente però, un suo maggiore coinvolgimento personale?
Sono affascinata dalla mente da quando ho 15 anni e ho vissuto esperienze definibili come “paranormali”. Questo mi ha spinta a studiare psicologia, chimica, fisica, storia, esoterismo per trovare delle spiegazioni accettabili e razionali. E credo di averle trovate e proposte in questo testo. Ho riportato in questo testo aneddoti molto precisi della mia esperienza, per motivare alcune tesi e quindi direi che il coinvolgimento è sicuramente maggiore, rispetto ad altri testi che ho scritto.
Il suo libro può essere considerato un viaggio all’interno della natura umana?
Assolutamente sì, e credo che abbia diversi livelli di lettura, in base alle esperienze di ognuno. Si ritrovano i risvolti più quotidiani e “banali” come quelli più spirituali, esoterici e addirittura mistici. Credo infine molti rivedranno alcuni meccanismi della loro vita quotidiana, quei meccanismi da cui sembra non si possa uscirne fuori.
E’ vero che nel suo libro Lei non rifiuta la ragione come strumento, ma spiega come essa possa essere utilizzata in complementarietà con altri strumenti?
La ragione è colei che ci consente di essere consapevoli. Occorre solo attivare tale consapevolezza. Detto altrimenti, la mente può essere la nostra peggior nemica o trasformarsi nella nostra miglior amica. Può inchiodarci nei nostri limiti e difetti oppure può spingerci verso esperienze mistiche, spirituali che, ponendo il singolo uomo oltre i propri limiti, lo avvicinano alla sua vera natura.
Il suo saggio può essere visto come un percorso che, attraverso la storia della follia, può condurre l’essere umano alla riscoperta del misticismo che ha in sé?
La riscoperta del Sé passa attraverso la guarigione dalle paure, dai conflitti, dagli stati egoici e “bassi” della natura umana, stati che rendono l’uomo passivo di fronte alla propria vita. Ho definito questo aspetto la “Follia della ragione”. E’ curioso che questo aspetto, o meglio questa fase, sia quella descritta in molte culture come un passaggio obbligato, per accedere ai reami spirituali. Accenno ad esempio alla Nigredo Alchemica, ma potrei citare diversi pensieri filosofici e religiosi che puntano sul “nobilitare” le qualità umane, per accedere ad una “realtà” superiore o “migliore”.
Può dirci qualcosa in merito al suo prossimo libro?
Entro il 2023 uscirà un libro sulla Divinazione. Ne tratterà gli aspetti storici, filosofici ed esoterici, proprio per spiegare come essa possa essere giustificata dalle scoperte di Einstein, della fisica quantistica e delle neuroscienze e di come potrebbe essere elevata al ruolo preminente che aveva in passato. Ho tentato di distogliere il termine “Divinazione” dal mondo di superstizione e ciarlataneria in cui è stata affondata, a causa di persone prive di capacità e di scrupoli, spiegando le logiche psico-energetiche alla sua base. In fondo, anche la Divinazione è parte di Follia, quella con la effe maiuscola.