Nei giorni che hanno preceduto la fine dell’anno il Tg Mediaset ha ospitato i proclami trionfalistici di Pier Silvio Berlusconi. Un’annata fantastica per il gruppo, tra Tv e Radio. Conti meravigliosi, indubbiamente. Ma ascolti mono meno entusiasmanti. Perché a rovinare la rappresentazione edulcorata sono arrivati i dati ufficiali dell’Auditel.
“Scende la platea complessiva, con un -7% in prima serata rispetto al 2020: mancano all’appello davanti alla tv 1,8 milioni di persone. Se la Rai in prime time perde il 3,5% dei propri spettatori, Mediaset cala del 10,4%, Sky del 10,8% e La7 del 13,9%”. Proprio sicuri, al Tg5, che si tratti di un’annata fantastica? “La rete più vista – precisano all’Auditel – si conferma Rai1 con 1,7 milioni (share 17,2%) nell’intera giornata e 4,6 milioni (19,8%) in prima serata; segue Canale 5 con, rispettivamente, 1,5 milioni (15,4%) e 3,3 milioni (14,1%). Entrambe le ammiraglie calano rispetto al 2020, ma Rai1 (grazie alla riduzione complessiva del pubblico) cresce in share, di un punto in prime time e di 0,7 punti nel giorno medio; Canale 5 guadagna nel giorno medio (+0,4 punti), mentre scende in prima serata (-0,6 punti)”.
In altri termini si è cercato di barare, utilizzando lo share invece del numero di telespettatori. La percentuale, dunque, fingendo di non sapere che la fuga dalla tv non si arresta.
A guadagnare ascolto in prime time è l’insieme di reti, le cosiddette ‘altre terrestri’, che non sono rilevate singolarmente da Auditel: la fetta più interessante à rappresentata dagli over the top (OTT), come Prime Video, Netflix, Disney+. Un insieme che raggiunge l’8% di share sia nel giorno medio che in prima serata, conquistando il terzo posto dietro soltanto alle due ammiraglie. Il boom – segnala lo Studio Frasi – si registra in particolare grazie alle smart tv: le ‘altre’ raggiungono il 16% di share nelle 24 ore, superando Rai1 (13,6%) e Canale 5 (12,4%). In prima serata Rai1 mantiene il primato con il 16,8% di share, ma Canale 5, al 12,8% viene superata dalle ‘altre’ (14,2%). Una tendenza che non potrà che consolidarsi, anche grazie allo switch off delle vecchie frequenze e alla corsa all’acquisto dei nuovi televisori connessi a Internet.
Un trend totalmente ignorato dai politici, che si scannano per partecipare a risse televisive con pubblico sempre più ridotto. Ma ignorato anche dai pubblicitari e da chi si occupa della pianificazione dei media. Perché è più facile proseguire con vecchie abitudini, anche se non più efficaci, piuttosto di analizzare i cambiamenti in atto.