Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea; Christine Lagarde alla guida della Bce; Roberta Metsola neo presidente del parlamento europeo. Già, quella è l’Europa. In Italia, invece, le Erinni del femminismo strillano perché le donne non hanno potere. E pretendono che alla presidenza della repubblica vada una donna, a prescindere. Beh, a prescindere no. Deve essere una donna di sinistra, femminista, radical chic, intellettuale politicamente corretta, lettrice di Murgia, ascoltatrice di Mannoia, telespettatrice di Littizzetto. Un disastro, insomma.
Oggettivamente, però, la gauche caviar italiana ha notevoli problemi di rappresentatività femminile. È vero che von der Leyen e Metsola sono espressione di un teorico centrodestra, così come lo erano Merkel e Tatcher, però in giro per l’Europa non sono mancate le donne di centrosinistra che sono arrivate al vertice dei rispettivi Paesi, al di là di regine e principesse varie. Dalla svedese Magdalena Andersson alla islandese Katrin Jacobsdottir, dalla finlandese Sanna Marin alla danese Mette Frederiksen. Ma anche scendendo nei Paesi Latini non si può dimenticare Anne Hidalgo, sindaco di Parigi. Sindaco rieletto, a differenza di Raggi ed Appendino.
Dunque non si tratta di problemi di schieramento, bensì di qualità dell’elemento umano. La gauche caviar italiana può schierare Serracchiani, nota per essere stata il peggior presidente regionale nella storia del Friuli Venezia Giulia; la proprietaria terriera Cirinnà, famosa solo per il cane con la cuccia piena di soldi e per la sua indignazione social contro la servitù; Paola De Micheli, riuscita nel miracolo di far rimpiangere persino Toninelli; Alessandra Moretti, nota soprattutto per la disastrosa sconfitta contro Zaia e per i suoi attacchi alla compagna di partito, Rosi Bindi, rea di “mortificare la femminilità”.
Non a caso qualcuno, a sinistra, ha proposto di riesumare proprio Bindi come candidata alla presidenza della repubblica. Nomi sparati a casaccio, tanto per far sapere che le donne del Pd esistono ancora ed hanno ottime qualità. Rosi Bindi, appunto, mica De Micheli.
Ma se si deve per forza avanzare una candidatura al femminile, evitando accuratamente di coinvolgere il centrodestra, tanto vale proporre proprio una delle femministe d’assalto. Magari proprio Littizzetto che, tra cacca e culo, potrebbe instaurare un proficuo dialogo internazionale con Biden e Putin. Oppure Murgia che, con il suo carattere e le sue posizioni super partes, potrebbe provocare un’invasione dell’Italia da parte dei vigili urbani di San Marino (che vincerebbero facilmente, purché dotati di mascherine d’ordinanza).
E allora la scelta perfetta potrebbe essere quella di Gianna Nannini che si è pure autocandidata. E che avrebbe il sicuro merito di essere più simpatica delle altre tre.