Gli scontri in atto nella Fondazione Crt tra politici e sedicenti rappresentanti della società civile evidenziano, tanto per cambiare, la totale incapacità del destracentro di uscire dalle proprie stanze per confrontarsi con il mondo reale. Magari per gestirlo o almeno indirizzarlo. Ovviamente non è solo un problema della politica piemontese messa fuori gioco dalla conquista della Fondazione da parte di Fabrizio Palenzona. Che, avendo vinto nonostante i politici, ora vuol gestire una delle grandi cassaforti locali (insieme alla Compagnia di Sanpaolo) senza i politici.
La realtà è un po’ diversa. Perché i personaggi di cui si circonda sono comunque espressione di un mondo vicino alla politica. Però i partiti sono caldamente invitati a non metter becco in maniera ufficiale e formale. E sino a qui, tutto bene e, teoricamente, in sostanziale par condicio. Però quelli che possono metter becco, a partire dalle università piemontesi, sono rigorosamente espressione della gauche subalpina. E vale per ogni ambito dei corpi intermedi, delle associazioni, del terzo settore. È l’occupazione degli spazi, spesso grazie ai finanziamenti lungimiranti della destra che preferisce aiutare gli avversari piuttosto di dedicarsi a far crescere il proprio ambiente.
Già era una totale idiozia quando si trattava di rinunciare ad un ruolo nella cultura. Ma quando la cultura conquista spazi nelle fondazioni bancarie il disastro diventa ancora più evidente. Perché sono le fondazioni che decidono quali progetti pubblici sostenere, quali iniziative sociali aiutare, quali gruppi di potere favorire. Montagne di euro e posti di lavoro assicurati. E come sempre, chi è assente ha torto e si deve accontentare delle briciole.