I sondaggi, impietosi, indicano una costante erosione dei consensi per la sinistra. O perlomeno per quella cosa brutta e strana che è il Pd. Non c’è da stupirsi, in un Paese come l’Italia che vanta il primato mondiale nel salto sul carro del vincitore. Però anche i vertici della cosa brutta stanno facendo di tutto per disgustare gli elettori rimasti. Di fronte ad un programma liberista del destracentro, di fronte ad una realtà di lacrime e sangue per sostenere la guerra altrui, il Pd si concentra sul drammatico problema dell’articolo scelto da Meloni per accompagnare il termine “presidente”. E su questo problema fondamentale Letta ottiene anche l’appoggio dei rimasugli della sedicente sinistra.
Bisogna anche capirli, i piddini. Sulla spiaggia di Capalbio mica si poteva discutere di salari, di precariato, di sfruttamento dei giovani. I figli della gauche caviar costretta a ripiegare sulla quinoa nascono già con incarichi da manager in qualche multinazionale. E devono solo aspettare di raggiungere l’età giusta per occupare i posti assegnati. Dunque, tra un aperitivo ed una ricerca dei soldi nascosti nella cuccia del cane, la sinistra italiana si interroga sul diritto di una musicista di farsi definire “direttore” invece del politicamente corretto “direttrice”. Si interroga sulla necessità di obbligare i giornalisti ad utilizzare esclusivamente le definizioni imposte dal politicamente corretto in termini di genere.
E si indignano, a Capalbio, se il gregge italico preferisce occuparsi della retribuzione o della pensione che non basta più per fare la spesa a causa dell’inflazione provocata dalle geniali sanzioni imposte da Biden e adottate dai maggiordomi atlantisti. Un vero problema, per il Pd. Perché su questo fronte le posizioni sono identiche a quelle del governo crosettiano. Difficile, per Letta e compagni di spiaggia, contestare un governo che prosegue nel servilismo nei confronti della presunta “agenda Draghi”. Difficile protestare contro chi ubbidisce pedissequamente a Bruxelles ed a Washington.
Dunque bisogna ridursi ad una lotta senza quartiere contro il linguaggio non appropriato. Bisogna scatenare la protesta nelle università. Magari evitando, le prossime volte, di iniziare un’occupazione degli atenei per poi sospenderla a causa del ponte di inizio novembre. Certo, i figli dei piddini di Capalbio hanno diritto di andare a divertirsi in questi giorni, di organizzare feste per Halloween nelle ville sparse per il mondo. Però la credibilità della protesta ne risente.
Soprattutto quando la protesta ignora completamente i veri problemi di una popolazione alle prese con una inflazione da record che porterà a crisi e licenziamenti.