La gauche senza più caviale (sanzionato) scopre che la battaglia contro il razzismo era una fesseria. Non che, prima della guerra in Ucraina, la passione per chi ha una abbronzatura eccessiva fosse proprio reale. Gli africani si potevano abbracciare in pubblico, a favore di telecamere. Poi, però, ciascuno a casa propria. Basti ricordare la battaglia dei sedicenti Vip per spedire gli immigrati colorati a Goro evitando che venissero collocati a Capalbio, riserva esclusiva per la sinistra radical chic, politicamente corretta ma a casa degli altri.
Ora, però, la gauche al vino californiano si è arrabbiata davvero e gli argini si sono rotti. Basta con questi africani maleodoranti ed amici di Putin. Non bastava che un consistente numero di Paesi africani non avesse votato all’Onu la condanna dell’orco Putin. Non bastava che le eroiche sanzioni imposte da Biden ed applicate dai maggiordomi europei venissero ignorate dai cattivi africani. No, ci si è messo anche il Sudafrica a spiegare che la carestia crescente in Africa – per il calo delle esportazioni non solo di grano ma di numerosi altri prodotti – era la conseguenza delle assurde sanzioni contro i russi.
E non è finita. La gauche italiana è indignata perché, testuale, “non tutti i leader africani sono disposti a incontrare e acquisire informazioni di prima mano” da Zelensky. Come si permettono, questi subumani, di non allinearsi al pensiero unico obbligatorio? Alla narrazione a senso unico della guerra? Pretendono persino di pensare liberamente! Uno scandalo di proporzioni gigantesche.
Ed è anche evidente che, gli ingrati africani, non si fidano dei “focus sull’alimentazione” di Ursula von der Leyen. Perché, i cattivi africani, pretenderebbero di mangiare subito e non tra qualche anno, allorché i burocrati di Bruxelles avranno stabilito la curvatura ammissibile dei cetrioli, le sostanze artificiali per produrre il formaggio, i liquidi con cui sostituire la frutta nei succhi.
Così, invece di aspettare pazientemente gli euro burocrati, il presidente dell’Unione Africana è volato a Mosca a parlare con il cattivissimo Putin. Ed ha ottenuto un aumento delle esportazioni russe ma anche la disponibilità a far arrivare in Africa il grano ucraino facendolo partire dai porti conquistati dai russi, come Mariupol. Dunque gli africani hanno ottenuto, con un solo colloquio, ciò che non avevano ottenuto i maggiordomi europei con le sanzioni e le minacce. Ed allora è intervenuto Zelensky che ha fatto dichiarare che ci sarebbero notevoli problemi logistici per trasferire il grano dall’Ucraina a Mariupol.
Perché, in realtà, della fame e della carestia non frega niente a nessuno. Soprattutto non interessa agli atlantisti. Preoccupati esclusivamente che si rafforzino i legami tra Africa e Russia. E qualcuno, in Italia, si preoccupa all’idea che la carestia possa portare ad una nuova invasione di massa proprio nel nostro Paese. Ma questo, per l’Europa, è un problema solo italiano mentre per gli immigrazionisti della gauche non è neppure un problema. A patto, ça va sans dire, che gli invasori non disturbino le vacanze a Capalbio.