Domenica la Germania sceglierà il successore di Angela Merkel ed il voto tedesco avrà ripercussioni sulla politica mondiale. Chiunque vinca, e qualunque coalizione si formi, non si potrà prescindere dal dato di realtà. E la realtà è molto meno brillante di quanto si pensi comunemente. Certo, Berlino resta su un altro pianeta rispetto al bluff Italia, ma anche la Germania ha perso competitività grazie alla politica economica idiota che ha ridotto gli investimenti nel nome dell’austerità. I danni provocati da Schäuble avranno ripercussioni sul medio lungo periodo.
Il primo problema da risolvere è quello delle alleanze internazionali. Merkel ha avuto il coraggio di respingere i diktat americani in merito al raddoppio del gasdotto che porta in Germania il metano russo. Una scelta obbligata, quella tedesca, soprattutto in conseguenza della rinuncia al nucleare ed all’insufficienza delle energie rinnovabili. Dunque l’asse Berlino-Mosca è insostituibile, ma questo va contro gli interessi di Washington che cerca di fomentare lo scontro in Ucraina. Mentre il Northstream 2 taglierebbe fuori proprio l’Ucraina, con effetti devastanti sull’economia di Kiev.
Ma è ancora più complicata la situazione dei rapporti con la Cina. Pechino è il nemico numero 1 di Biden ma è anche il primo mercato per molte aziende tedesche. Dunque sul breve periodo la Germania non può fare a meno del mercato cinese, con tutto ciò che comporta in termini geopolitici. Ma Berlino è anche il punto di riferimento dell’Unione europea. Che si ritroverà con Paesi atlantisti come l’Italia, pronti a fare gli interessi di Washington anche a danno degli italiani e degli europei, e Paesi che avranno interesse a seguire la Germania.
Però tutto questo prescinde da un particolare che è chiaro in Germania e per nulla in Italia. E cioè che la Cina sta crescendo tecnologicamente molto più di tutti i Paesi europei. Per ora le grandi case automobilistiche tedesche esportano ancora in Cina ma presto, troppo presto, sarà Pechino a vendere le proprie vetture in Europa. Nella classifica della competitività digitale la Cina ha sorpassato la Germania che è scesa al diciottesimo posto (l’Italia è oltre la quarantesima posizione).
Il rischio è quindi di ritrovarsi schiacciati nello scontro tra Pechino e Washington, con imprese sempre meno competitive e con la totale mancanza di iniziativa poiché il politicamente corretto ha bruciato i cervelli dei giovani europei. Servirebbe un gesto di vitalità europeo, ma con gli atlantisti che frenano diventa sempre più difficile.