Perché l’Italia non può fare come la Germania? Un giornalista, Francesco Amodeo, scrive una lettera aperta a Bruno Vespa dopo che il conduttore televisivo aveva posto una domanda a proposito della differenza, abissale, dei ristori concessi dal governo tedesco rispetto alle patetiche mance elargite dal governo degli Incapaci. E Amodeo accusa Vespa ed i disinformatori di regime di aver sempre nascosto le informazioni negative sulla Germania, amplificando quelle sui difetti italiani.
In realtà i due piani sono differenti. Perché è pia illusione credere che la disinformazione dei media italiani abbia un briciolo di rilevanza internazionale. Mentre è vero che Berlino ha goduto di privilegi negati agli altri. Solo la Francia, in parte, ha avuto vantaggi simili. Ma allora il problema non è rappresentato dai media, ma dalla classe dirigente dei rispettivi Paesi. I privilegi non sono caduti dal cielo, ma sono stati imposti dalla forza dei governi e dei popoli che li avevano espressi.
Vespa e colleghi erano irrilevanti quando i politici italiani accettavano le criminali quote latte dell’Unione europea. Problema di corruzione? Di incompetenza? Di imbecillità? In ogni caso sono state accettate. Così come tutte le altre follie contro il cibo di qualità. E non è solo colpa dei politici. Erano stati gli industriali italiani ad insorgere contro le norme che tutelavano l’olio italiano. Perché era più comodo importarlo a basso costo e marchiarlo come italiano.
È vero che la Germania ha avuto a che fare con scandali e tangenti da far impallidire le vicende italiane. Ma non è una buona ragione per censurare le notizie su legioni di assenteisti, su fancazzisti storici, su eserciti di fagnani. Anzi, manca una adeguata narrazione sulla totale incapacità di troppi imprenditori, sullo sfruttamento, sul lavoro nero. Il pessimo giornalismo italiano ha esaltato la “furbizia” che era la negazione dell’intelligenza, ha irriso il merito e premiato le scorciatoie. Ma la sopravvivenza non era il primo passo verso una vita piena.
Servirebbe davvero a qualcosa informare più approfonditamente sulle malefatte di Berlino, al di là della crescita dell’irritazione e della frustrazione? O sarebbe più utile una informazione più puntuale sugli errori commessi dalla classe dirigente italiana, pubblica e privata?
Abbiamo accettato una burocrazia inaccettabile, una magistratura faziosa, una organizzazione del lavoro ridicola, un assenteismo diffuso. Per poi stupirci se gli investimenti in Italia non crescevano. Per colpa di Vespa? Troppo comodo.