Mentre scrivo, è, forse, in corso la Grande Controffensiva Ucraina di primavera. Dico forse, perché nulla vi è di più incerto di tale, a lungo enfatizzata e strombazzata, azione militare. Tant’è che risulta difficile leggere la realtà degli avvenimenti dietro la cortina fumogena della propaganda di parte. Che non tende a informare, bensì esattamente all’opposto. Disinformatjia, veniva chiamata dai Maestri di Ombre del periodo sovietico.
Comunque, da un paio di settimane, si succedono azioni offensive da parte dell’Afu. Cui i russi rispondono dilatando lo spazio d”azione dei loro raid aerei. Visto anche il pressocché totale controllo che esercitano sull’aria.
Tuttavia queste azioni, per quanto intensificate, non danno l’impressione di poter veramente incidere sull’andamento complessioi del conflitto.
Più che altro, sembrano dirette a dare un segnale agli alleati occidentali di Kiev. E a giustificare le nuove richieste da parte di Zelensky di denari e armamenti.
Come dicevo, il rischio, paradossale, è che questa controffensiva Ucraina, spinga Mosca a dilatare l’area di conflitto. E a mettere in campo armamenti sempre più pesanti e devastanti. Cosa che sembra stia già facendo.
Sino ad oggi è stata palese la volontà di Putin di mantenere limitato il conflitto, non a caso definito con l’eufemismo Operazione Speciale. L’obiettivo russo era acquisire il controllo dell’intero Donbass. E, in prospettiva, impedire l’installazione di basi NATO in Ucraina.
Al di là degli armamenti utilizzati, una guerra tesa a ridefinire le zone di confine. E a sortire degli effetti sul piano diplomatico. Insomma, più simile alle, settecentesche, Guerre di Successione che a un moderno conflitto teso ad annientare l’avversario.
Ma nelle Guerre di Successione i contendenti avevano una sorta di, tacito, accordo. O, per lo meno, una visione comune dei limiti del conflitto. E dei suoi scopi.
In questo caso, invece, alla visione propria della Operazione Speciale russa non corrisponde alcunché di simile sull’altro fronte.
Per altro fronte, naturalmente, non mi riferisco ai deliri di Zelensky e dei suoi al governo a Kiev. E neppure alle forze armate ucraine. Che in questo gioco risultano solo sacrificabile carne da cannone.
L’altro fronte è rappresentato da Washington. Con l’aggiunta dei suoi satelliti europei. E l’obiettivo, neppure tanto sottaciuto, dell’attuale élite che governa alla Casa Bianca (e dietro a questa) è l’annientamento della potenza russa. Un redde rationem definitivo.
Quella che è stata, proprio dagli americani, definita “la strategia dell’anaconda”. Ovvero stritolare lentamente Mosca, avvolgendola di nemici e costringendola a continui conflitti territoriali. Oggi l’Ucraina, domani la Transnistrya e la Georgia… dopodomani chissà?
Questo ci lascia sospettare che il conflitto russo-ucraino in atto non rappresenti che un passaggio, il più vistoso sino ad oggi, di una lunga, lunghissima guerra. Una guerra che si potrebbe dire infinita. O, per lo meno, dai confini temporali lontanissimi. Una nuova guerra dei cent’anni, ma di proporzioni mondiali.
Naturalmente, oggi come oggi, è pressocché impossibile fare previsioni a lungo termine.
Mosca potrebbe reagire a questo stillicidio con un colpo di coda feroce. Ovvero mettendo in campo tutto il suo potenziale bellico. Anche nucleare.
Poco probabile, almeno sino a che al Cremlino vi sarà un politico abile come Putin. Ma, come dicevo, è impossibile prevedere il futuro.
Per altro, il rischio di utilizzo del nucleare tattico è più da parte occidentale. Per lo meno sino a che i Dem manterranno il potere a Washington. E qui si dovrebbe fare una, troppo lunga, riflessione sulla prospettiva di un ritorno alla Casa Bianca di Trump. E sul tempo che resta a Biden e ai suoi.
E, poi, vi è il Convitato di Pietra. Pechino.
I cinesi sono abituati, molto più di americani, europei e russi, a ragionare per tempi lunghi. E sanno come affrontare una guerra infinita.
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