Non bastava più la definizione di “fascista” per criminalizzare gli avversari. Ora il Corriere alza il tiro e passa a “nazista” per indicare la coalizione europea che vedrebbe insieme Salvini, Marine Le Pen e i tedeschi di Afd. Fingendo di non sapere che in Germania l’ossessione antinazista non permetterebbe ad un partito neohitleriano di diventare il terzo (o addirittura secondo) schieramento nazionale anche solo a livello di sondaggi.
Ma il vero obiettivo del quotidiano di Urbano Cairo non è l’eventuale alleanza in vista del voto europeo. Nel mirino c’è lui, Matteo Salvini. Considerato dai chierici della disinformazione italiana il punto debole del destracentro di governo. L’uomo del Papeete che ha dilapidato una fortuna elettorale regalandola a Giorgia Meloni. L’uomo che ha svuotato la Lega di idee per riempirla di personaggi insulsi e perdenti. Ma, tutto ciò, piaceva ai media italiani.
Piace meno, molto meno, un eventuale riposizionamento in vista delle elezioni europee. Perché, se avesse continuato a non agire, come in questi mesi di governo, avrebbe permesso una progressiva erosione dei voti leghisti, destinati a spostarsi verso lady Garbatella. Esattamente come i consensi per ciò che resta di Forza Italia. Creando, di fatto, il partito unico del centrodestra atlantista, una sorta di partito repubblicano yankee in versione burina.
La destra che piace alla sinistra. E che, in Europa, è già pronta ad allearsi con Macron per andare ad occupare qualche poltrona. Una bella ammucchiata di popolari, conservatori, liberali, radical chic allineati agli ordini di Washington.
Salvini, però, si è messo di traverso. Non per motivi ideologici, ma per puro calcolo elettorale. Se i moderati di centrodestra scelgono Meloni; se gli ex democristiani scelgono Meloni; se conservatori, reazionari, confindustriali, intellettuali in cerca di ingaggio, aspiranti evasori scelgono Meloni; alla Lega conviene seguire lady Garbatella, facendosi scippare gli elettori per evidente incapacità di competere a livello di immagine? Oppure è meglio smarcarsi per andare ad intercettare il voto della destra delusa ed indignata per i tradimenti meloniani?
Non ci sarebbe neppure da stupirsi se la strategia fosse stata concordata proprio da Salvini e Meloni. Per evitare che il destracentro italiano venisse penalizzato da un astensionismo record alle elezioni europee.
Il problema, per Salvini, è rappresentato dalla credibilità dei suoi luogotenenti alle prese con gli accordi con Le Pen e Afd. I suoi luogotenenti che, sul territorio, hanno evitato con cura ogni iniziativa culturale che potesse anche solo sembrare “di destra”. Che hanno nominato personaggi improbabili ed incompatibili con le destre europee nei luoghi di potere che sono riusciti ad occupare. Che hanno imposto candidature di basso livello, immancabilmente stroncate dalla stessa base leghista.
Difficile far dimenticare tutto ciò in meno di un anno. Difficile, soprattutto, affidandosi ai responsabili delle sconfitte e che, non a caso, non hanno nulla da spartire con gli alleati europei.