Saggista, polemista, giornalista, filosofo, storico delle idee e della cultura politica, blogger di successo. Marcello Veneziani è tutto questo e anche di più. Per esempio, tra i tanti libri pubblicati negli anni, se ne trovano anche di carattere letterario.
Ed è proprio il caso della sua ultima fatica, vale a dire “La Leggenda di Fiore”, uscito qualche giorno fa (Marsilio-romanzi, pp. 213, €16,50).
Un libro che oseremmo dichiarare definitivo. Nel senso che in esso l’autore raccoglie una gran quantità di suggestioni, spunti, riflessioni tipiche di chi, nato negli Anni Cinquanta, è cresciuto nell’ambito culturale e politico della Destra.

Per riprendere la descrizione che Julius Evola diede del suo “Il Cammino del Cinabro”, anche “La Leggenda di Fiore” potrebbe essere definito un’autobiografia spirituale. Ma se il libro del barone romano si basava sulla sua esistenza, nel caso di Veneziani si tratta della biografia romanzata di un personaggio letterario che solo in minima parte potrebbe essere un’autobiografia. Nel senso che le vicende che interessano Fiore, il protagonista della “Leggenda”, rappresentano un percorso di vita immaginario, “leggendario” appunto, che trasportano il lettore in un mito, in un mondo fantastico ma concreto, distopico e allo stesso tempo realistico.
Nato da una famiglia numerosa, Fiore se ne distacca agli albori della sua giovinezza per intraprendere un viaggio che lo porterà fino ai limiti della Terra, verso l’Oriente prima e verso l’estremo Occidente poi. Un viaggio circolare, come è circolare la sua esistenza. Che lo vedrà tornare nella sua terra natia senza che egli abbia l’impellenza di tornare a casa. Il viaggio, che poi è la stessa essenza dell’uomo, lo porta a conoscere e sperimentare di tutto. Un’esperienza fatta di incontri e di solitudini, di amori e separazioni, di vicende diverse e sorprendenti.
Si diceva delle suggestioni. Nel libro si trovano Nietzche e Siddarta, il Julius Evola di Cavalcare la Tigre e l’Alchimia, lo spiritualismo e Gioacchino da Fiore, il Paganesimo e la mistica cristiana. Il tutto legato insieme da un’esistenza che, sia pure immaginata o desiderata, è stata propria di un’intera generazione che a quei miti si è abbeverata e che su quei miti ha costruito la propria formazione culturale, spirituale e, in molti casi, anche politica.
Quella di Fiore/Veneziani può essere considerata un’esperienza effimera. Ma non è così, anzi, è proprio il contrario. Ed è quanto si evince quando si arriva all’ultima pagina di questo libro e si confrontano le parole del protagonista con quelle che l’autore getta, come sassi nello stagno, ogni volta che le sue riflessioni compaiono su un quotidiano, su una rivista o sul suo blog personale. Perché “dire la verità” è sempre rivoluzionario, e lascia segni indelebili, creando quel legame indissolubile che si crea tra chi scrive e chi legge.