I bambini chiedono
gli uomini sperano
i partiti promettono e
i preti i preti pregano.Lei che serio se ne sta
lei forse non lo sa che c’è
la libertà di ridere
di tutto ciò che vuoi
la libertà di ridere
anche di quello che non hai.La libertà di ridere
su ridi più che puoi
la libertà di ridere
in mezzo a tutti questi guai.I bambini crescono
gli uomini muoiono
i partiti cambiano
i preti i preti pregano.Lei che triste se ne sta
lei forse non lo sa che c’è
la libertà di ridere
di tutto ciò che vuoi
la libertà di ridere
anche di quello che non haiLa libertà di ridere
su ridi più che puoi
non si può non ridere
in mezzo a tutti questi guai
Era il 1967 e Giorgio Gaber poteva cantare “La libertà di ridere”. Siamo nel 2018 e ridere è diventato un crimine, portando a compimento il progetto del Grigiocrate Mario Monti che aveva annunciato di volere un’Italia noiosa. Come lui.
E ha vinto: lo si è potuto notare in questi giorni, sui social, dove i censori in servizio permanente effettivo sono intervenuti indignati contro chiunque osasse ironizzare sulla foto del sindaco Raggi a una serata di gala. Raggi sarà sicuramente un pessimo sindaco ma ha non solo il diritto bensì il dovere di partecipare, per ragioni istituzionali, a serate di questo tipo. E ovviamente non può presentarsi in bikini e infradito.
Al di là di questo, però, erano sacrosante e legittime le ironie sull’abito (forse la migliore dimostrazione che lo stilista è sopravvalutato) e sull’effetto “fata turchina”. Invece no. I servitori del pensiero unico obbligatorio hanno redarguito i critici poiché si rischiava di scadere nelle valutazioni estetiche che devono essere obbligatoriamente positive perché, in caso contrario, si tratterebbe di bullismo con tutti i rischi di portare al suicidio.
È evidente che i custodi del pensiero unico obbligatorio non abbiano il benché minimo senso del ridicolo. E che siano anche caratterizzati da una crassa ignoranza. Se le loro assurde regole comportamentali fossero state in uso anche nel passato, ci chiameremmo tutti con dei numeri poiché i cognomi derivano spesso da difetti fisici, da caratteristiche imbarazzanti, da soprannomi elargiti a piene mani da amici e nemici. Grassi, Bassi, Gobbi, Povero.. C’è solo l’imbarazzo della scelta tra una infinità di esempi. Qualcuno si sentiva bullizzato e pensava al suicidio?
Se Raggi non sa eliminare le buche, ha almeno il buonsenso di non offendersi per l’ennesima battute sulle sue orecchie. Ma il pensiero unico obbligatorio vieterà anche queste. Vietate le barzellette sulla taccagneria degli ebrei (è razzismo), degli scozzesi (xenofobia), dei genovesi (discriminazione territoriale, chiedere al giudice sportivo); vietate le barzellette sui balbuzienti (le scenette di Walter Chiari o Gino Bramieri vanno distrutte negli archivi Rai); vietati i De Rege con il “vieni avanti, cretino”.
Ora aspettiamo una ferma presa di posizione della Lega Calcio contro chi utilizza la frase di Buffon sull’insensibilità dell’arbitro perché la categoria potrebbe sentirsi bullizzata.
Vietato lasciare ai bambini la libertà di ridere anche prendendosi in giro, un modo per crescere e per imparare anche l’autoironia. I bambini che sanno ridere non diventano bulli e non diventano neppure vittime dei bulli.
Cari censori, una risata vi seppellirà, magari per gli Scripta Manent di Ferma che ElecTo Mag continuerà ad ospitare senza alcuna censura .
Foto credits
By Livioandronico2013 [CC BY-SA 4.0], from Wikimedia Commons
0 commenti
Sacrosanta petizione ottimo Augusto!
Ma..la citazione del cognome (scomodo) “gobbi” era soltanto casuale…?