“Un uomo del Nord che avrebbe voluto vivere al Sud”. Così lo storico dell’arte Eero Epner descrive Konrad Mägi, pittore estone nato alla fine dell’Ottocento e scomparso nel 1925 in una clinica per malattie mentali.
Dove Nord sta per i boschi ed i fiordi del Baltico della Scandinavia mentre Sud significa Italia, da lui scoperta solo dopo la fine della prima guerra mondiale.
Difficile inquadrare Mägi come appartenente a qualche scuola pittorica. Anarchico a livello personale, sciamanico, sfiora varie correnti per poi dar vita ad un suo stile molto particolare, simbolista. Pittore della natura nordica, e poi dell’Italia che visita da Roma a Venezia passando per Capri, sceglie l’antinaturalismo come sua caratteristica. Dipinge la natura quasi fosse un ritratto mentre i ritratti di persone rappresentano solo una piccola parte della sua produzione artistica.
Una vita difficile, quella di Mägi. Tartu, dove si trasferisce da ragazzo, non è stimolante per un aspirante artista che si sposta a San Pietroburgo per entrare in contatto con la vita culturale. È poi la volta di Parigi, tra grandi difficoltà economiche che lo portano ad usare pochi colori nei suoi quadri proprio perché non è in grado di acquistarne altri. Torna al Nord, in Norvegia, dove può trasferire su tela la luce che caratterizzerà le sue opere. È il momento del successo, espone a Tartu, torna a Parigi ed espone anche nella capitale francese.
La salute non lo aiuta. Torna in Estonia, e dipinge boschi, scogliere, laghi, cieli. Colori forti, pastosi. Viene chiamato a dirigere la scuola d’arte Pallas, a Tartu, e forma una generazione di pittori estoni in un periodo caratterizzato da una forte spinta nazionalista in tutto il Paese.
Tocca poi all’Italia, nel 1921 e 22. Un viaggio ed un soggiorno stimolante. Per la luce, per il fascino delle rovine e dei monumenti. Ma è anche l’occasione per dedicarsi alla figura umana che, sino a quel momento, aveva sostanzialmente ignorato.
La salute, però, peggiora e torna in Estonia. “Sono un figlio del Nord – spiegherà – e tutto ciò che sono è una parte del suo popolo e della sua natura selvaggia. Ovunque mi trovi, il Nord sarà sempre la mia patria. Amo la natura aspra e malinconica del Nord, e quei vividi lampi di luce che gli artisti nordici sanno esprimere”. Era il 1907. Non si era ancora innamorato della luce di Venezia, del mare di Capri, delle rovine di Roma.
Alcune delle opere di Mägi sono esposte a Torino sino all’8 marzo a Palazzo Chiablese.
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