La mostra di Monet, ospitata a Palazzo Reale di Milano, è percorsa da un sottile fil rouge che unisce opere apparentemente diverse dipinte dall’artista impressionista e appartenenti a periodi differenti. Opere quali quelle risalenti al periodo trascorso dal pittore ad Argenteuil, le tele del periodo londinese (come “Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi” del 1905) e le tele delle amate ninfee sono unite dalla medesima ricerca sul tema della luce.
Nella sua arte pittorica la luce e il colore avevano la precedenza su forma e racconto e la sua ricerca artistica spesso si basava sull’osservazione accurata di effetti atmosferici in continua trasformazione.
A Palazzo Reale di Milano si possono ammirare, così, oltre cinquanta opere di colui il quale è stato l’artista più amato tra gli Impressionisti, tutte provenienti dal Museo Marmottan Monet di Parigi, in cui si trova il nucleo più ricco al mondo di opere di Monet, frutto del lascito del suo secondo figlio Michel, mancato nel 1966.
In occasione di questa mostra, promossa dal Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale Arthemisia, la direttrice del Museo Marmottan Monet di Parigi, la storica dell’arte Marianne Mathieu, ha creato un itinerario basato su sette macro-sezioni, in cui la logica della narrazione cronologica fa da contrappunto alle tematiche care sia a Monet sia a tutto il movimento impressionista, di cui egli fu uno degli esponenti più autorevoli: la magia dell’acqua e della luce, la mutevolezza della natura al mutare delle varie ore del giorno e del corso delle diverse stagioni, la trasformazione del paesaggio urbano e rurale, legata all’avanzamento della rivoluzione industriale.
Alcune opere di Monet presenti in mostra provengono dalla sua abitazione personale e, per volontà dell’artista, non furono mai esposte né vendute. Si tratta di dipinti che riflettono in modo molto efficace l’interiorità dell’artista. L’esposizione rende testimonianza dell’intero excursus di Monet, a partire dai primissimi lavori, che individuano un nuovo modo di dipingere en plein air, e da opere di piccolo formato, fino a approdare ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Vetheuil, Parigi, Pourville e delle sue dimore.
In molte opere la natura risulta ritratta in ogni suo attimo sfuggente; nelle tele di Monet emergono, infatti, verdeggianti salici piangenti, viali di rose, ninfee monumentali e glicini dai colori evanescenti. In alcune sezioni della mostra sono esposte le opere dei maestri di Monet, quali Johan B. Johngkind e Eugene Boudin, e il celebre paio di occhiali dell’artista, con le lenti leggermente gialle, che egli dovette usare a partire dal 1912, a causa della cataratta che gli abbagliava la vista.
Risultano, così, molteplici i volti di Monet presenti in mostra a palazzo Reale, dal Monet del paesaggio urbano, all’artista di Argenteuil e a quello di Giverny, fino a quello irriconoscibile della produzione degli ultimi anni, quando, come scrisse il critico americano e sostenitore dell’arte astratta Clement Greenberg, nelle sue tele “la luce smaterializza le cose e le sgretola”. Tra le ultime opere figurano le “Ninfee” del 1916/19, i due “Viali delle rose” del 1920/22 e la serie dei “Ponti Giapponesi”, dipinti tra il 1918 e il ’24, testimonianza, secondo le parole dello stesso Claire Gooden, dell’”impeto violento nell’applicare il colore”, ognuna opera delle quali è stata realizzata senza una precisa percezione binoculare e, quindi, senza un effetto di profondità.
La mostra sarà visitabile fino al 30 gennaio prossimo a Palazzo Reale di Milano.
Aperta anche il lunedì dalle 10 alle 19.30; giovedì chiusura alle 22.30