Il socialismo del XXI secolo ha ufficialmente un nuovo nemico: la magistratura.
I principali leader della sinistra latinoamericana stanno combattendo una battaglia su due fronti: il primo prettamente politico per potersi nuovamente insediare alla massima carica istituzionale; il secondo quella legale contro chi li vorrebbe in carcere per le accuse spuntate fuori negli ultimi mesi in concomitanza, cosa alquanto sospetta, con la decisione di ricandidarsi.
Nel particolare, seppur diverse tra loro, le vicende di Lula, ex presidente del Brasile, Cristina Kirchner, ex presidentessa dell’Argentina, e Rafael Correa, ex presidente dell’Ecuador, risultano molto simili. Gli attacchi mossi loro appartengono a diversi filoni giudiziari e non rientrano nell’inchiesta Odebrecht che ha decimato la classe dirigente e politica del continente e anche le misure disposte nei loro confronti al momento permettono alla Kirchner di usufruire dell’immunità parlamentare e a Correa di restare libero in Belgio, nazione di nascita della moglie in cui si è trasferito dopo la fine dell’ultimo mandato, mentre costringono agli arresti, per una condanna a dodici anni, il quasi settantaquattrenne Lula.
La principale colpa politica che ricade sui tre ex presidenti è quella di non aver saputo dare vita ad una nuova classe dirigente all’interno del partito di riferimento durante gli anni dei propri mandati. I delfini scelti si sono rivelati privi di carisma, Scioli in Argentina e Dilma Rousseff in Brasile, o trasformati in oppositori delle politiche attuate nei mandati precedenti, Lenin Moreno che viaggia ormai verso una politica di stampo neoliberista e strizza l’occhio agli Stati Uniti e ai suoi partner commerciali più che all’Alleanza Bolivariana per le Americhe di cui pure lo stato andino fa ancora parte.
La ghigliottina che pende sulle loro teste non sembra, però, ridurre la popolarità e la fiducia di cui godono presso i cittadini i tre leader tanto che contro ogni cavillo legale il Partito dei Lavoratori brasiliano (Pt) conferma tuttora la candidatura di Lula alle presidenziali del prossimo 7 ottobre (con ballottaggio fissato il 28 dello stesso mese), il nuovo partito, Movimento Rivoluzione Cittadina, fondato da Correa in seguito alla frattura di Alianza PAIS punta forte sul cinquantacinquenne economista per dare una spallata a Moreno nelle prossime elezioni amministrative, e le numerose anime del peronismo concordano sulla necessità di unirsi in vista delle presidenziali del prossimo anno per porre fine alla presidenza Macri.