Alice nel paese delle meraviglie. Alice attraverso lo specchio. Le fiabe di Lewis Carroll. Fiabe che mi sono sempre chiesto se, a qualche bambino, siano mai piaciute davvero… domanda in sé oziosa, visto che le fiabe non sono roba da bambini. Non sono nate per loro. Quelle autentiche, almeno. Quelle, fosche e ancestrali, dei Grimm. Ed anche quelle moderne, come il Pinocchio di Collodi. O il Ciuffettino di Enrico Pea.
Ce lo spiega bene il professor Tolkien in “Albero e foglia”. E se c’era uno che di fiabe se ne intendeva…
Comunque è così anche con Lewis Carroll. Anzi, l’ottimo reverendo Dogdson, questo il vero nome di Carroll, mi è sempre parso troppo algido e cerebrale. D’altro canto era un logico matematico, autore di saggi sui paradossi di Zenone, Achille e la tartaruga, e proiettò questi suoi interessi nelle storie di Alice. Tanto che il suo Paese delle Meraviglie ruota intorno ai giochi di carte – di cui era appassionato e financo inventore di nuovi – e Attraverso lo specchio si basa, invece, sulle regole e le possibilità degli Scacchi… non cose da bambini, insomma. E a ben vedere neppure favole.
Le favole attingono ad un immaginario profondo. Ad un subconscio collettivo dei popoli. Un universo ancestrale di storie, miti, figure che si perde nella, cosiddetta, notte dei tempi. La logica non vi ha parte alcuna. Il Lupo che parla con Cappuccetto Rosso, il Cacciatore che lo squarta e, dalle sue viscere, trae intatte la bambina e la nonna, non ci riporta certo alle teorie di Euclide e alla Scuola di Elea. Piuttosto nella penombra, illuminata da fuochi di bivacco, della Grotta di Altamira.
Prendiamo la storia dello Specchio. Alice si chiede cosa vi possa essere al di là. E vi passa attraverso. Fermiamoci qui. La questione degli Scacchi non mi interessa. Per approfondirla, eventualmente andate a vedere il, suggestivo, saggio di Hillman. Lo Stregone aveva capito davvero molto …
La scena dello specchio mi ricorda Laudisi. Il “Così è se vi pare” di Pirandello. La domanda di fronte alla propria immagine. Sei tu il mio riflesso o sono io il tuo?
Andare al di là implica uno sconvolgimento del rapporto ordinario tra pensare e percepire. Anzi, un rovesciamento. Ma si resta comunque nell’ambito della logica. Una logica altra. Se vogliamo una Geometria non euclidea.
Il Paese delle Meraviglie, o il mondo al di là dello specchio sono assimilabili all’Isola di Utopia. Perché prodotti pur sempre da una logica astratta. Fredda. Quella freddezza che sempre mi ha urtato in Carroll. Ed è una logica che sa costruire meccanismi perfetti, le carte, gli scacchi. Proprio perché in quell’altrove astratto può svolgersi e dipanarsi senza alcun ostacolo. Senza l’ostacolo delle emozioni. Dei sentimenti. Senza invasioni di campo da parte dell’anima. O, se preferite, della psiche, dell’inconscio… fate voi…
Le vicende di Alice sono sempre luminose e limpide. Non vi sono ombre. Non chiaroscuri. Mən che meno tenebre… Rassicuranti…
Ben diverse le storie che racconta un contemporaneo e amico di Carroll. George McDonald.
Provate a leggere “Anodos” o ” La principessa e i goblin”. Libro che, per altro, Carroll disse che gli aveva cambiato la vita. La diversità, la distanza è enorme. Incommensurabile.
Si scende nelle profondità della terra. Fra popoli misteriosi. Folletti. Fate. E, Anodos, non è mosso dalla curiosità intellettuale di Alice. Piuttosto da una, disperata, ricerca della bellezza assoluta. La Donna di Marmo. Sempre presente e sempre Irraggiungibile…
Carroll e MacDonald si muovevano negli ambienti dei preraffaeliti. Amici di Dante Gabriele Rossetti. Di Ruskin.
Ma l’universo di Alice, i suoi mondi, sono il prodotto della ragione, che tutto pesa, misura… Talvolta si lascia andare al gioco…
Quello di Anodos è, invece, il regno delle fate. Dei goblin. Inquieto e inquietante. Ma in quelle tenebre si aprono, improvvisi, splendidi giardini. Dove si muovono fate tagli occhi sognanti, uscite da un dipinto di Waterhouse…
La terra arida dell’utopia. E le lande del mito…