Viviamo in un mondo ove non vi è più nulla da scoprire. Tutto è stato esplorato, misurato, se vogliamo cartografato. I suoi limiti sono netti. Definiti. E pertanto cogenti. Panglosse, il Panglosse del Candide di Voltaire, è felice. Questo, finalmente, è davvero “il migliore dei mondi possibili”. Perché non ve n’è un altro. Non vi sono alternative né vie d’uscita.
Da due secoli abbondanti sulle nostre carte geografiche non compare più la scritta Terra Incognita. Leopardi, forse, pensava a questo, quando accennò a quell’ultimo orizzonte, facendone l’antitesi dell’ Infinito. Percepì, prima e più chiaramente di altri, come il mondo si fosse inevitabilmente ristretto. Da allora, la potenza demoniaca della tecnica lo ha reso sempre più angusto. Non è più necessario evocare, come fa Pulci, Astarotte, il diavolo filosofo, per farsi portare in volo sopra terre ignote. Tutto ormai è risaputo. Tutto è mappato e scritto. Pertanto tutto è uniforme.. Per quanto si possa viaggiare, di fatto si resta sempre nello stesso luogo. Il cambiamento è solo apparente. Il turismo rappresenta l’esatto opposto del Viaggio. Dell’avventura.
È solo questione di tempo, e anche le differenze di storie, culture, lingue verranno annullate. Già oggi sono per lo più derubricate a mero folklore. Attrattiva per turisti. La globalizzazione economica ha dato un colpo di grazia alle differenze. La crisi sanitaria mondiale, la Grande Pandemia, ovvero la Grande Paura, sta completando l’opera. Tutti uguali. Uniformi. Un’unica grande società anomica, una paradossale società di asociali, dove tutti i legami sono allentati. Quando non completamente alienati.
In fondo è la realizzazione di un’utopia. Un’utopia invertita, alla Panglosse, però. E il buon dottore voltairiano è un, sublime, stupido. Ovvero attonito, sbalordito. Incapace di comprendere ciò che vede. E la sua Utopia non poteva, né può oggi essere diversa da lui. Stupida, appunto. Con l’aggravante che, nel realizzarsi, ha perduto quella sfumatura di sublime, di umorismo di cui Voltaire aveva dotato il suo personaggio. È restata solo la stupidità. Priva di qualsiasi scusante.
Uno vale uno. E, quindi, nessuno vale alcunché. Soprattutto nessuno è più qualcuno. Panglosse involgaritosi nei Vaffaday che corre, solitario, su un monopattino elettrico. Il volto coperto. Privo di espressione…
Un tempo, sulle mappe, era possibile trovare la dicitura: Hic sunt leones. Ed anche: Hic sunt Dracones. Terre incognite. E, quindi, meravigliose.
Abbiamo provato a spostare quei sogni nella fantascienza. Star Trek è la ricerca dell’isola di Utopia in un altrove senza limiti. In uno spazio cosmico che non conosce confini. Che si può dilatare all’infinito… Ma anche Star Trek, anche la fantascienza è ormai roba vecchia. Per pochi amanti con i capelli ingrigiti dal tempo.
Per quelli che ancora vorrebbero che vi fossero leoni e draghi, oltre confini di terre ignote. Una razza di uomini in via di estinzione.