Vedo Napoli insorgere. La gente in strada protestare con veemenza – inusuale per un popolo rumoroso, certo, ma in genere bonario – contro le continue vessazioni, i soprusi imposti e sino ad ora sopportati supinamente in nome della Grande Paura. Del Covid, fantasma divenuto pericolosa arma di oppressione nelle mani di chi gestisce il potere…
E vedo la polizia rifiutarsi di reprimere le manifestazioni. Anzi, simpatizzare apertamente con i manifestanti.
E l’autoproclamato Governatore abbandonare in fretta e furia la capitale campana, come un viceré spagnolo d’altri tempi…
E vedo anche, con maggiore preoccupazione, l’esercito mandato a presidiare le, disastrate, periferie partenopee…
Tutto questo lo vedo, naturalmente, sul web. Filmati più o meno amatoriali e occasionali. Perché i grandi Media, pubblici e privati, tacciono. Oscurano. Censurano. Il che la dice lunga sulla libertà d’informazione e sulle connivenze e responsabilità della stampa e della televisione in questo momento…
Comunque, per un momento, resto perplesso. Questa, in fondo, è la stessa città che, poco più di un mese fa, ha confermato massicciamente, con il voto, quel Vicereuccio ora in fuga…
Poi mi ricordo che è Napoli, e questa è la sua storia. Anzi, il suo sangue. Ripenso a Masaniello e al suo destino. E alla maschera di Pulcinella. Che non è comica, bensì melanconica. E spesso tragica. Perché Pulcinella è una figura che ha origine nei miti degli Inferi, una figura di Demone triste. Solo poi divenuto personaggio di commedia. Per raccontarlo davvero ci vorrebbe il genio di Bulgakov. Quello del Maestro è Margherita…
Che c’entra, mi si potrebbe chiedere, con le proteste di ieri?
C’entra, perché in fondo la situazione che stiamo vivendo puzza di zolfo, ben piu della stessa Solfatara di Pozzuoli. Che pure, quando la vidi, mi sembrò balzata fuori da un canto di Dante.
Puzza di zolfo, e però il diavolo si presenta sotto le vesti di una maschera, più sciocca che terrificante. Un Pulcinella che incute timore solo perché tutti gli altri sono troppo pigri, e pavidi, per guardarlo davvero in volto.
E questo dimostra la grande astuzia del diavolo. Il far credere di non esistere. O, meglio ancora, avvalersi di perfetti inetti ed imbecilli per i suoi scopi…
Però il diavolo, si sa, fa le pentole, ma non i coperchi. E così Napoli è insorta. Come da storia e tradizione. Se si tratti di un fuoco di paglia o del principio di un vero incendio, non so dirlo. Ma è insorta. Contro il tentativo di imporre una organizzazione repressiva e perfetta, una società in cui tutto è organizzato, lasciapassare, coprifuoco, quarantene. Dittatura tecnico sanitaria, l’ha chiamata qualcuno… Utopia fosca e, a suo modo, diabolica. Inconciliabile, però, con lo spirito di un popolo come quello descritto nel capolavoro di Malaparte, La pelle.
Guardo i filmati della notte scorsa. Le scene della protesta . E mi chiedo se sortiranno qualche risultato. Se scuoteranno la coltre di paura, I’apatia che da mesi grava sull’Italia . O se, al contrario , verranno sfruttate per stringere ulteriormente la morsa. Per far intervenire l’esercito come molti preconizzano. E taluni invocano.
E mi chiedo se Napoli resterà sola. Se Roma, sentina della pavida burocrazia, farà finta, come al solito, che nulla è accaduto.
Se Milano, Torino, le città del Veneto, orgogliose di essere la locomotiva del paese, continueranno ad obbedire, ciecamente, ai loro viceré. Ai Gioppini e agli Arlecchini che le governano. A chinare il capo. E a coprirsi la bocca. Tacendo.