Scrive Oscar Wilde che una mappa del Mondo che non includa il paese di Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo.
Wilde era un ingegno eclettico, brillante. Tanto brillante da mettere in ombra la profondità del suo pensiero. Perché le battute folgoranti, i motti di spirito, l’ironia caustica ti portano, spesso, a restare alla superficie. A compiacerti del gioco scintillante di parole. A sorridere o, addirittura a ridere. Senza, però, che tu faccia, poi, alcuno sforzo per andare oltre. Senza che tu ti chieda cosa si celi dietro a quel sorriso irridente. A quella parvenza da dandy annoiato di tutto. Anche dell’essere, sempre, più intelligente dei suoi ascoltatori. Insomma è difficile che Wilde non piaccia. Ma è ancor più difficile che tale piacere si trasmuti in una conoscenza più profonda. Che si giunga al diamante, e non ci si fermi solo alla luce che riflette…
Perché lui, Wilde, voleva proprio che fosse così. Essere ammirato per la sua, caustica, intelligenza. Ma non essere compreso, se non da pochi. Quelli capaci di andare oltre l’apparenza.
Un tranello. E noi continuiamo a caderci. Beandoci delle sue battute, che scintillano un po’ ovunque sui social. Ma di fatto facendo del suo autore una specie di Groucho Marx più colto. E dimenticando l’inquietante Portrait. E il tragico De profundis…
La mappa del Mondo e il paese, o l’isola, di Utopia. L’isola che non c’è. Che non c’è mai stata, né mai ci sarà. Eppure Wilde ci dice che è necessario che questa compaia sulle mappe. E che le navi facciano rotta verso il suo porto. Solo per scoprire, una volta che vi siano giunte, che Utopia si è spostata. È oltre l’orizzonte. Ed è quindi necessario continuare la navigazione. Riprendere il viaggio. Perché, aggiunge, l’Inghilterra sarà un paese civile solo quando avrà annesso Utopia al suo Impero.
Quell’impero, oggi non esiste più. Non in quella forma, almeno…. sir Francis Drake non solca più i mari, ma lavora nella City. E nessuno cerca più l’Utopia di cui parla Wilde. Le utopie dei nostri giorni sono altre. Ben più misere e meschine. E i sogni degli uomini volano molto più basso. Come corvi su un campo di cadaveri. Eppure da qualche parte, in qualche biblioteca abbandonata, in un archivio coperto di ragnatele e polvere, quella mappa deve pur esserci. Quella che include il paese di Utopia. Quella che meriterebbe più di uno sguardo. Cercarla ha, forse, di nuovo un senso in questo momento…