È Ottobre. Il mese delle piogge. Piogge sottili e insistenti soprattutto. Ché gli acquazzoni della prima parte del mese sono ancora un retaggio, una coda dell’estate. E la pioggia tiepida. Poi, man mano, diventa più monotona. E fredda. Sul finire del mese può favorire le prime, lievi, brine.
In Giappone la chiamano Shigure. Letteralmente “scrosci”. Perché ti colgono d’improvviso. Ti inzuppano gli abiti e ti lasciano un senso di freddo sin nelle ossa. Il presagio dell’inverno.
Per la tradizione shintoista, nel Mese delle Piogge i Kami lasciano le loro dimore e si radunano a concilio in una prefettura, provincia, del Giappone. I Kami non sono propriamente Dei, così come li intendiamo in Occidente. Piuttosto, Spiriti. Della Natura e degli Antenati. A significare lo stretto rapporto degli uomini con le potenze naturali. Di cui l’uomo è parte, non corpo estraneo. Un retaggio, secondo alcuni studiosi, che risale ad epoche remote. Ai gruppi di cacciatori raccoglitori del paleolitico, che con gli animali e la vegetazione, da cui dipendeva la loro sussistenza, vivevano in un particolare rapporto simbiotico.
I nostri Dei appaiono lontani, oltre orizzonti e cieli remoti. I Kami vivono fra noi. Si spostano. Si radunano sulla terra.
Forse presentano qualche somiglianza con gli Indigitamenta della religione romana arcaica. Come ce l’ha descritta Dumezil analizzando ciò che resta, poco, dei Libri Pontificali.
Forse qualche assonanza la possiamo trovare, anche, con le leggende irlandesi sulle dimore del Sidhe, il popolo fatato. I Tuatha de Danaan, ritiratisi nelle colline, nei tumuli e nei boschi dopo l’invasione dei Milesi. Gli antenati dei Gaeli.
Comunque, tradizioni antiche e leggende. Mentre i Kami nipponici sono ancora avvertiti come una presenza. Invisibile, certo, ma viva e attiva fra gli uomini.
È questo che mi colpisce. Che mi fa pensare. Perché io non sono un antropologo culturale. Solo uno che cerca la mappa che segni la posizione dell’isola di Utopia. O, se preferite, del Paradiso in Terra. Ma questo luogo, su ogni mappa che vado compulsando in questi giorni inquieti, muta. Appare, e subito dispare.
È allora mi viene da chiedermi se non sia, in realtà, qui e ora. Perennemente presente. Solo che non siamo in grado di accorgercene. Perché siamo capaci di vedere solo con gli occhi fisici. Non con altro… Col cuore. Con la fantasia. Con il famoso “terzo occhio”. Quello del mito…
Così non cogliamo come gli Spiriti, gli Dei, le fate, chiamateli come meglio vi aggrada, siano qui. In mezzo a noi. Camminano, parlano, danzano. Giocano. Non se ne sono mai veramente andati. Non si sono mai celati. Si continuano a radunare. Come i Kami nel mese di Shigure. Se fossimo capaci di vedere…. la nostra ricerca sarebbe finita. Appagata la nostra inquietudine. La nostra, inesprimibile, nostalgia. E non avremmo più bisogno di teorizzare astratte società perfette. La perfezione è nella simbiosi con la natura. E con gli antichi Numi.