L’uscita di scena del generale Haftar, il capo supremo delle forze militari in Cirenaica, apre scenari inquietanti in Libia.
Ulteriormente inquietanti, rispetto ad una drammatica situazione interna, e viepiù preoccupanti per l’Italia. Ne scrive Andrea Marcigliano, sul sito del think tank Il Nodo di Gordio, sottolineando il ruolo strategico che, in questa vicenda, sta giocando ancora una volta la Francia.
Già l’incertezza sulla sorte di Haftar – morto, morente, gravemente malato? – dimostra ampiamente come la Francia stia cercando di gestire il non facile passaggio di potere.
La confusione sullo stato di salute dell’anziano generale lascia pensare ad un frenetico lavorio dietro le quinte per individuare un successore che Haftar non ha mai indicato. Marcigliano ricorda però che il generale non era riuscito solo a controllare l’esercito regolare di Bengasi, ma anche le bande irregolari che fanno capo alle diverse tribù con i rispettivi signori della guerra. E ci era riuscito grazie al proprio carisma, ma quando la salute ha iniziato a vacillare, anche la fedeltà di qualche clan ha vacillato. Ma non va dimenticato l’appoggio ad Haftar dei Paesi che si contendono il controllo della Libia.
E su questo fronte potrebbero sorgere nuovi problemi. Perché schierati con Haftar non c’erano soltanto i francesi. Anzi, a contare forse di più era l’appoggio che il generale aveva ottenuto dalla Russia, dall’Egitto e dai sauditi. Ciascuno con un obiettivo particolare. A Putin interessano nuove basi nel Mediterraneo o, almeno, un fedele alleato in più in questa area. All’Egitto piace l’idea di una regione cuscinetto, la Cirenaica, che tenga lontani i fondamentalisti ma anche i tripolini sostenuti dall’Onu, dall’Inghilterra, dagli Usa e, in qualche modo, persino dalla stessa Francia.
E i sauditi utilizzano la Libia per regolare i conti con il Qatar.
Parigi, infine, punta a ricchi contratti per il petrolio e per ricostruire il Paese distrutto proprio a causa dell’intervento Franco-britannico. Ma la Francia ha appena finito di prendere parte al bombardamento farsa contro inesistenti depositi di gas chimici. In aperto contrasto con la Russia e Putin. Più aperto, il contrasto, che reale. Il problema dei rapporti con Mosca, però, esiste.
E l’Italia? Grazie a governi imbelli ed a ministri inadeguati, il nostro Paese ha perso l’egemonia sulla Libia. Roma ha sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare e pure di più. Prima con l’aggressione contro Gheddafi, dimostrando (con Berlusconi e La Russa) che per l’Italia gli accordi sono carta straccia ed i proclami di amicizia sono stati copiati da quelli di Giuda. Poi con ministri degli Esteri come Gentiloni e Alfano, proni di fronte alle scelte sballate dell’Onu e totalmente incapaci di gestire l’invasione di migranti organizzata dai mercanti di schiavi proprio in Libia.
Ora l’incertezza sul futuro della Cirenaica potrebbe favorire il rafforzamento delle bande criminali che si occupano del traffico di migranti. Un non problema per Macron, dal momento che le Ong depositano i passeggeri dei barconi sulle coste italiane e non su quelle della Corsica. Un affare per le coop italiane e le Ong internazionali. Un disastro per i cittadini italiani.