Il Festival di Sanremo 1967 si svolse al Salone delle feste del Casinò di Sanremo dal 26 al 28 gennaio 1967. Per la quinta volta consecutiva lo condusse Mike Bongiorno affiancato, in questa edizione, dalla soubrette Renata Mauro. L’edizione è tristemente famosa per la morte di uno dei cantautori più influenti della scuola di Genova, ossia Luigi Tenco.
Chi era Luigi Tenco
Luigi Tenco nasce a Cassine, in provincia di Alessandria, nel 1938. Con Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e altri, fu esponente della cosiddetta “scuola genovese” che raccoglie artisti innovatori della musica leggera italiana. Nacque da una relazione della madre, appena separata e cameriera presso una famiglia benestante torinese, con un membro della famiglia della stessa, la cui identità era incerta. La madre Teresa scappò incinta da Torino a Cassine dove nacque Luigi, che prese il cognome del marito della madre. Quest’ultimo morì prima che Luigi nascesse a causa di un incidente. I coniugi avevano già un loro figlio. Scoprirà qualche anno più tardi che il marito della madre non era il suo vero padre.
Il piccolo Luigi, con la mamma e il fratellastro, si trasferisce a Genova nel 1948. Studia per un anno al liceo classico Andrea Doria per poi trasferirsi allo Scientifico Galileo Galilei, dove consegue la maturità da privatista. Dopo il liceo la madre lo affida ad una maestra privata per delle ripetizioni. Questa lo introduce al pianoforte, che si trattava per Tenco di una passione inaspettata. Come autodidatta comincerà poi a esercitarsi in chitarra, clarinetto e sassofono. Luigi appariva molto più intelligente e maturo rispetto alla sua età. I genitori sognavano il figlio laureaato perchè cantare, all’epoca, non era considerato un mestiere. A un certo punto abbandona gli studi per dedicarsi definitivamente alla musica.
La carriera musicale di Tenco
La sua passione per la musica incomincia nel 1953, anno in cui fonda il gruppo “Jelly Roll Boys Jazz band” con lui al clarinetto. La sua passione per il jazz lo porta a partecipare a differenti esperienze in gruppi in cui svettavano nomi come Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André.
Nel periodo tra il 1958 e io 1959 con la famiglia si trasferisce a Milano. Lì esordisce, nel 1959, con il gruppo “I Cavalieri” di cui fanno parte anche Gian Franco Reverberi ed Enzo Jannacci. Incide un EP con quattro brani pubblicato a nome «Tenco». Dopo di chè, essendo iscritto al PSI, per non subire danni alla propria immagine, preferirà firmarsi con gli pseudonimi di “Gigi Mai”, “Dick Ventuno” e “Gordon Cliff”.
Nell’estate 1961, Tenco parte per la sua prima tournée in Germania con Paolo Tomelleri, Gian Franco Reverberi, Giorgio Gaber e Adriano Celentano. Lo stesso autunno esce il suo primo 45 giri, inciso come solista e questa volta con il suo vero nome, intitolato “I miei giorni perduti”. Nel 1962 ebbe una parentesi cinematografica con il film “la cuccagna”, di Luciano Salce, in cui cantò il brano “La ballata dell’eroe” di Fabrizio De André. In quell’anno esce il primo 33 giri con successi tra cui “Mi sono innamorato di te” .
Nel 1966 si trasferisce a Roma dove firma un contratto con la RCA Italiana. Lì inciderà “Un giorno dopo l’altro”, sigla del “commissario Maigret”. Un altro successo sarà “Lontano, lontano“, in gara a “Un disco per l’estate 1966”. Sempre a Roma conosce la cantante italo-francese Dalida, con cui avrà una relazione contemporaneamente a quella con un’altra ragazza di nome Valeria.
Gennaio 1967: morte di Tenco
Nel 1967 porta al Festival di Sanremo il brano “Ciao amore ciao”, cantato separatamente da due artisti: lo stesso Tenco e Dalida. Il brano inizialmente aveva un altro titolo e un altro testo che poi dovrà modificare per non incorrere alla censura, per non incorrere nella censura, visto che trattava di alcuni soldati che partivano per la guerra e talvolta riprende i versi della poesia “La sognatrice di Sapri“ di Luigi Mercantini, sulla spedizione di Sapri di Carlo Pisacane. Il testo attuale modificato riprende la tematica pasoliniana dell’italia rurale che dovrà urbanizzarsi.
Il brano non verrà apprezzato dalle giurie, arriverà dodicesimo e non sarà ammesso in finale. Si dice che prima di esibirsi avrebbe assunto un farmaco e una bevanda alcolica, e lo stesso maestro Gian Piero Reverberi aveva seguito il cantautore con fatica. La cognata ha dichiarato che l’esecuzione lenta era voluta da lui stesso, contro quella di Dalida che lui riteneva una marcetta. La stessa Dalida se ne sarebbe lamentata poi dietro le quinte.
Successivamente, dopo l’eliminazione, quest’ultima lo invita a un brindisi ma lui se ne andrà via contrariato. Secondo alcuni giornalisti, Luigi Tenco si sarebbe recato nella sua stanza d’albergo per due telefonate, l’ultima delle quali si è conclusa intorno all’una di notte. Più tardi Lucio Dalla e Dalida lo troveranno per terra con un foro di proiettile alle tempie. Inoltre è in possesso un biglietto in cui spiegava le intenzioni del gesto, contrario alla vittoria del brano “Rivoluzione” di Gianni Pettenati.
Conseguenze della morte di Tenco
Per decenni sono rimasti molti dubbi circa la sua morte. Quel che è certo è che questa costituisce una sorta di rivoluzione nel panorama musicale italiano. Fece capire che c’era bisogno di un rinnovamento nella tutela della canzone d’autore. E perciò nacque il club Tenco. Fondato a Sanremo nel 1972 su iniziativa di Amilcare Rambaldi, aveva scopo di di riunire tutti coloro che valorizzano la canzone d’autore italiana e internazionale secondo il messaggio di Luigi Tenco.
Negli anni è divenuto il più prestigioso organismo del settore. A partire dal 1972 sono tante le rassegne organizzate in tutta Italia. La più nota è quella della canzone d’autore, nata nel 1974. I riconoscimenti vengono assegnati ogni anno presso il Teatro Ariston di Sanremo, a tutte le figure più rilevanti della canzone d’autore. I premi si suddividono in: Premio Tenco (assegnato direttamente dal Club Tenco ai migliori cantautori) e Targa Tenco (assegnate al di fuori della ai migliori dischi). Questi premi sono diventati sempre più noti a livello mondiale nel panorama della critica musicale.
Nel corso degli anni non pochi saranno i tributi al cantautore. Tra questi ricordiamo quello dell’amico Fabrizio de Andrè che scrisse la celebre “Preghiera in gennaio” nello stesso anno 1967, inclusa nell’album Vol. 1º.