“Tupac ha deciso di andare via in silenzio”, sono queste le parole della madre di uno dei rapper più famosi al mondo, Tupac Shakur, poco dopo la sua morte. Tuttavia, l’assassinio di Tupac non è una semplice storia di gang rivali, ma un vero e proprio caso irrisolto. Tutt’ora le indagini non sono riuscite a fare luce sulla vicenda, nonostante le diverse piste vagliate dagli investigatori.
Tra ipotesi complottiste e indagini sui rivali del mondo della musica, ecco quali sono le principali congetture che si sono avvicendate circa l’omicidio del giovane rapper.

La morte di Tupac
Siamo nel 1996 a Las Vegas. Sono circa le 23, quando sulla Flamingo road la BMW sulla quale viaggiano Tupac e Suge Knight, il proprietario della casa discografica di Pac, viene affiancata da un’altra autovettura. Pac si accorge che è piena di belle ragazze e si sporge dal finestrino per invitarle a raggiungerlo nel 662, un locale della zona. Proprio in quell’istante, da una Cadillac bianca, affiancatasi sul lato destro, partono 14 colpi di pistola. Tupac viene raggiunto da 4 proiettili che saranno per lui fatali; mentre il conducente, Suge Knight, è ferito alla testa. Tupac morirà in ospedale 6 giorni dopo, il 13 settembre, a seguito di una violenta emorragia interna. Da qui l’inizio di un rompicapo che dura da 25 anni.
Le teorie sull’omicidio del rapper
Dopo la partecipazione all’incontro di pugilato del suo caro amico Mike Tyson, le teorie sulla morte di Tupac si sono sprecate a proposito. E mentre la polizia si accingeva a cercare un passo falso degli assassini, i giornali e l’opinione pubblica si dedicavano alle teorie più disparate, spesso ricollegando il rapper alle storie di gang rivali.
Una storia di gangster rivali e di musica
Tupac è considerato il re indiscusso del rap, con il suo stile ha conquistato il mondo e rivoluzionato la musica hip hop. Una musica che all’epoca era caratterizzata da linguaggio violento e da riferimenti espliciti. Tupac portava nei suoi testi la denuncia sociale e la voglia di riscatto. I suoi pezzi non erano semplici strofe, ma veri e propri versi. Una musica che venne anche definita street poetry, poesia di strada. Non a caso Tupac si era sempre dichiarato un grande estimatore di Shakespeare. Proprio quella musica così diversa e il suo modo differente di intendere il rap era l’elemento distintivo tra due gang rivali: la West e la East.

Una rivalità degenerata e andata oltre la semplice battaglia rap. I protagonisti delle due fazioni erano Tupac e Notoroius B.I.G.. Sebbene si fossero sempre dichiarati amici, i tra i due non scorreva buon sangue. Anzi, questa inimicizia porterà alla faida più nota del mondo dell’Hip Hop. Una competizione sfociata nella produzione musicale che si riverserà su hit come Hit ‘Em Up (Li distruggo) di Pac e Who Shot Ya (Chi ti ha sparato) di Biggie. Entrambi pezzi dove se le suonano di santa ragione e minacciano di uccidersi a vicenda. Proprio per queste canzoni e per il pessimo rapporto con Tupac, Notorious, insieme al socio Puff Daddy, venne ritenuto il mandante della sparatoria. Una teoria che purtroppo non fu mai dimostrata e non portò alla soluzione del rebus sulla morte di Tupac.

Il ruolo non confermato di Suge Knight
La seconda pista analizzata dalla polizia legava Suge all’omicidio. Suge Knight era il capo della Death Row, la casa discografica di Tupac, nonché la persona più vicina al rapper. Inoltre, Knight aveva precedentemente sborsato un milione e mezzo di dollari per far scarcerare Tupac. Allora perché proprio lui? Secondo gli inquirenti a destare sospetto sarebbe stato il fatto che, nonostante si trovasse in macchina con Tupac, dei 14 colpi di pistola nessuno lo raggiunse. Questo portò la polizia a pensare che Suge si fosse accordato con gli assassini per eliminare il rapper. Infatti, secondo alcuni racconti, Pac era intenzionato a lasciare la Death Row per fondare una propria etichetta. È facile comprendere come la notizia non portò a nulla di buono nel rapporto tra i due. Le distanze potrebbero essersi trasformate in vendetta?
Orlando Anderson, il vero sospettato

La sera dell’incontro di boxe tra Mike Tyson e Bruce Seldon accadde qualcosa di strano. Qualche minuto dopo la fine del match, nella hall del MGM Grandle, le telecamere di sicurezza ripresero un’enorme rissa. A farne parte, oltre ai membri della Death Row, anche Tupac e un altro uomo: Orlando Anderson, un membro della banda rivale, i Crips, con un passato difficile, fatto di entrate e uscite dalle carceri americane. Ecco che le accuse ricaddero su Anderson. Ma di certo per la polizia provarne la colpevolezza non fu per nulla facile: i depistaggi, gli errori e gli episodi di corruzione caratterizzarono il corso delle indagini. Inoltre, Anderson si professò sempre innocente, addirittura arrivando a definirsi un grande fan di Tupac.
Solo nel 2009 la svolta. Lo zio di Orlando, Duane “Keefe D”Davis”, confermò la colpevolezza del nipote, individuandolo come l’esecutore materiale dell’omicidio di Pac e provando il suo coinvolgimento, qualche mese dopo, nell’assassinio di Notorious B.I.G.
Ad oggi una cosa è certa: nessuno pagherà per l’omicidio dei due rapper. Infatti, l’unico a poter fornire la verità sul caso è Anderson, purtroppo venuto a mancare nel maggio 1998.
La teoria del complotto politico
Questa teoria proviene dal volume FBI War on Tupac Shakur & Black Leaders di Jhon Potash. L’autore sostiene che si trattò di un piano architettato ad arte dal mondo della politica, con lo scopo di eliminare le figure “scomode” dell’universo afroamericano e ritenute pericolose sul piano sociale. L’odio verso la polizia e la violenza, la potenza nel destabilizzare l’opinione pubblica grazie al carisma sarebbero alla base della loro “pericolosità”. Non solo, a convalidare la teoria di Potash anche l’ex compagna di Notorious B.I.G., che ha spesso confermato che entrambi gli omicidi – quello di Biggie e Tupac – fossero il frutto di un complotto governativo.
Tupac é morto davvero?
Potremmo dirlo con certezza: sì, la morte di Tupac è avvenuta il 13 settembre 1996. Ma per molti questo caso non è ancora chiuso del tutto. Infatti, come avvenuto per Elvis Presley, Michael Jackson e Paul McCartney (di cui abbiamo parlato qui), molti non si rassegnano alla morte di questi grandi della musica. Alcuni, tramite una ricerca spasmodica e ossessiva dei testi, hanno trovato messaggi subliminali riferibili a una morte inscenata e ispirata al testo di Niccolò Macchiavelli. Oltre alcune congetture particolari riguardanti:
- Il fatto che la notte dell’agguato Tupac Shakur non indossasse il giubbotto antiproiettile, che invece era solito portare con sé.
- Le poche foto circolate durante il ricovero in ospedale.
- Infine, la cremazione del corpo avvenuta subito dopo il decesso e l’assenza di una cerimonia funebre.
A dare adito a queste particolari teorie complottiste fu il figlio di Suge Knight. Nel 2018, infatti, Suge J. Knight dichiarò con fermezza che Tupac fosse ancora vivo e che si trovasse in Malesia. A corredare la sua ipotesi una serie di post pubblicati su Instagram che ritraevano il presunto rapper invecchiato in compagnia di 50 Cents e Beyoncé.
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