È molto triste essere governati da gente che non solo non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua, ma non ha la minima idea di cosa significhi dedicarsi ad una qualunque, anche la più semplice, attività lavorativa. Colpisce però la “pazienza”, se così si vuol apostrofare, o magari inettitudine, o chissà, degli Italiani che ridotti sul lastrico non lo sono forse ancora abbastanza per pensare e…
Ebbene è molto di più di arroganza, molto più di beffa, molto più di egoismo, molto più di qualunque altro disgustoso atteggiamento dire a chi lavora che non solo non lavorerà, non incasserà, potra’ affrontare la vera fame, ma dovrà anche pagarci le tasse e chiedergli -nel caso avesse incassato lo stesso, il 43 per cento del suo utile (come se lo stato vi avesse contribuito) in unica soluzione – e magari l’anticipo iva, ma dirglielo addirittura un giorno no e un giorno sì così prendendo per i fondelli quelli che ormai sono i “morti”.
E ciò che accade a tutto il settore turistico in primis, ma non solo. E dopo albergatori, ristoratori, baristi e il loro indotto che fa campare tante famiglie, nuovamente la presa in giro tocca agli gia’ stagionali operatori dello sci. Mentre in Austria – dove il covid continua ad esistere – e in Svizzera, pure non esente dalla “pandemia”, gli impianti da sci sono stracolmi, in Italia, nell’unico anno di neve naturale non si scia, si muore di fame.

E glielo si dice col contagocce, per fargli spendere gli ultimi soldi in adeguamenti, disinfezione, involucri e poi dirgli il giorno prima di ripartire che “stavamo scherzando”.
I ristori dovrebbero uscire dalle tasche personali dei singoli ministri. Sposando in pieno le parole di Maria Fida Moro ci saranno tante occasioni per morire in vario modo in una vita intera, ma intanto sono mesi senza occasioni di respirare l’aria, vedere le montagne, vedere il mare, amare ed essere riamati, annusare un fiore.
La morte è questo: non essere, ovvero non sorridere, non amare, non godere il creato, non godere la famiglia, gli amici. Vivere è rischio, si viene alla vita rischiando, si continua a vivere mettendosi in gioco. Questa è la terza guerra, dopo la prima, la seconda, le precedenti guerre di indipendenza e molte altre. Magari fosse di indipendenza!