Il nostro governo è pienamente consapevole che, per sfruttare le tecnologie digitali a servizio dei cittadini, è necessario che i cittadini abbiano le competenze per poterle utilizzare. Il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini è un aspetto che è stato trascurato per troppi anni in Italia. Un fattore che determina questa arretratezza è sicuramente la scarsa competenza digitale media degli italiani.
È ora di mettere in atto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, meglio conosciuto come “Next Generation Italia” o ancor meglio come “Recovery Plan“. È il piano messo a punto dal Governo italiano per spendere i 196 miliardi di euro di risorse europee per far ripartire l’Italia dopo lo tsunami del coronavirus. Di questa montagna di soldi circa 48 miliardi andranno a potenziare la digitalizzazione e l’innovazione del Paese e una piccola parte di questa cifra servirà anche a finanziare il cosiddetto Servizio Civile Digitale.
È stato firmato il protocollo d’intesa tra i ministri dell’innovazione e delle politiche giovanili, Pisano e Spadafora, per dare il via all’iniziativa che punta ad accrescere le capacità e le competenze digitali dei cittadini e favorire l’uso dei servizi pubblici digitali.
È in quest’ottica che nel 2021 verrà avviato il servizio civile digitale rivolto ai giovani: mille operatori volontari impiegati con il ruolo di “facilitatori digitali” durante il primo anno di sperimentazione.

In futuro ci saranno altri giovani coinvolti a diffondere competenze ed evitare l’esclusione digitale.
L’iniziativa rientra nelle finalità del programma “Repubblica digitale”, promosso dalla ministra per contrastare il divario digitale. I giovani, si legge in una nota, saranno adeguatamente formati a operare sul territorio, nei quartieri, nelle comunità locali e negli spazi pubblici organizzati per accogliere e guidare coloro che hanno bisogno di supporto nell’utilizzo delle tecnologie.
Le ragazze e i ragazzi del Servizio civile digitale – ha affermato la ministra Pisano– saranno impegnati nell’aiutare i cittadini, a partire dalle persone anziane e da coloro che hanno meno confidenza con le tecnologie, ad ottenere e utilizzare i nuovi servizi digitali della Pubblica amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’app “Io” per accedere ai servizi pubblici da cellulare. È soprattutto compito dello Stato fare in modo che nessun cittadino sia lasciato indietro, in particolare chi ha più difficoltà nell’uso di nuovi servizi digitali. Se la digitalizzazione non riguarda tutti come si potrà parlare di ‘rivoluzione digitale’?

Un primo esperimento nel 2021 del Servizio civile digitale, e che potrà essere valorizzato al meglio nel prossimo futuro anche grazie al piano Next Generation Eu.