Mi figlio girella per casa. Accende la TV. La spegne. Giocherella per un poco col telefono. Poi col tablet. Scende in cortile. Tira due calci al pallone. Risale. Riaccende la TV. La spegne di nuovo. Mi guarda: “Mi annoio” e va in camera a buttarsi sul letto.
Già… Domenica di luglio. Strade vuote. Caldo infernale. Di andare al mare manco se ne parla… un’ora sotto il sole, se va bene. E stipati sul treno. Per trovarsi poi in mezzo ad una strana fauna di anfibi seminudi, ma con la mascherina. E poi le regole. I distanziamenti. I prezzi triplicati… Non è cosa. Meglio qui. Meglio annoiarsi in tranquillità, che in mezzo ad una folla sempre più insopportabile. Di zombie sempre meno umani..

Ma cos’è, poi, questa noia? Mi risuona nella mente la voce, roca per il fumo, del Califfo…. tutto il resto è noia. No, non ho detto gioia….Sono solo canzonette del passato… eppure…Eppure, la noia è la costante dell’esistenza. La gioia, o, se preferite, il piacere, solo una pausa. Un attimo di sospensione del velo grigio e monotono della quotidianità. E questo non è Califano. È, quasi inutile dirlo, Leopardi. Che prima, e forse meglio di tutti, ha saputo rappresentare la condizione dell’uomo contemporaneo. Del suo esistere. O meglio, sopravvivere. Leggete con attenzione Il Sabato del Villaggio. In apparenza una canzonetta. Ma solo in apparenza. Come, in fondo, anche quella del Califfo…
L’uomo antico non si annoiava.Come fai a dirlo? C’eri per caso? mi si potrebbe facilmente contestare. No. Però la noia è tema che non troviamo nel pensiero classico. E Seneca, se ci fosse stata, ne avrebbe di sicuro parlato con l’amico Lucilio… per non parlare di Aristotele, che ha spiegato ogni cosa.
E poi, immaginatevi la brevità della vita di un tempo. Le difficoltà. I pericoli. Dante e gli uomini della sua epoca, intorno ai sedici anni, prendevano le armi. E combattevano. Le ragazze, intorno ai quattordici, andavano spose. E facevano figli. Presto, ché l’età fertile era breve. E non si poteva procastinare. Ne andava della continuità della stirpe. E della stessa specie..
Si poteva annoiare il cacciatore raccoglitore del paleolitico? Era troppo impegnato a trovare ogni giorno il cibo. E a sfuggire allo smilodonte. Che sembra lo trovasse molto appetitoso. Viveva, con estrema intensità, i pochi anni che gli erano concessi. Una ventina, stando ai reperti ossei…
Uomini così, non potevano annoiarsi. Né avere astratta paura della morte. Che poi sono le due facce della stessa medaglia…Noi invece…
Noi viviamo, o meglio esistiamo fisicamente più a lungo che in qualsiasi epoca del passato. Età media intorno agli 81 e passa (per inciso, l’età media dei decessi per Covid, ma questo è puramente casuale…).Compriamo cibo al supermercato. Confezionato e sterilizzato. Non combattiamo guerre, a meno che non sia la professione che abbiamo scelto. Corriamo dal medico anche solo per un, banale, raffreddore. Non sappiamo cosa sia la fame. Nel nostro progredito, civile, mondo occidentale. Chè, altrove….

Altrove. In Africa. In Asia….Gli uomini devono lottare per vivere. Come da sempre. E non hanno tempo per annoiarsi. Nè per avere paura della Morte… semplicemente perché è esperienza costante, ordinaria, il morire. Quello reale. Concreto. Non l’astrazione.
La noia è il segno della decadenza interiore di una civiltà. Della sua senescenza. Della sua povertà di immaginazione. Della sua, paralizzante, paura. Tacito non parla di noia. Ma nella sua distinzione tra popoli giovani e popoli vecchi, già intuisce il, nostro, futuro.I vecchi si annoiano. Mortalmente. Perché non hanno più nulla da dare, né, soprattutto, da chiedere all’esistenza. E piu si annoiano, più si abbarbicano con disperato egoismo agli ultimi brandelli di esistenza. Pronti a sacrificare tutto, e soprattutto tutti pur di tirare ancora il respiro per un’ora. È la condizione della nostra, cosiddetta, civiltà. Priva di creatività. Inetta. Senza fantasia…

Guardo mio figlio. Si è seduto sul pavimento. Gioca con dei cubi. Costruisce paesaggi immaginari. E si racconta da solo mille storie. Gli è tornato il buon umore. È giovane. La noia l’ha fugata con poco…