È appena trascorsa una delle “Notti Luminose”. È l’Isra al Miraji, festa che molti fedeli islamici hanno celebrato quest’anno nella notte tra il 18 e il 19 febbraio. Molti, non tutti, ché le diverse declinazioni dell’Islam adottano calendari diversi, ancorché sempre lunari… ma l’Islam balcanico, di tradizione bektashi, una corrente del sufismo Turco, ha festeggiato proprio in questa notte..

Già…. perché, checché comunemente si creda, l’Islam, l’orbe arabo, persiano, turco, non rappresenta un, remoto ed estraneo, Oriente. Piuttosto è, per dirla con Andreotti, un vicino di casa… o meglio, l’altro volto della nostra civiltà “occidentale”. Che, come diceva Filippani Ronconi, si è espressa in tre lingue “classiche”. Greco, latino e… arabo.
La nostra stessa cultura. La nostra stessa civiltà. La matematica, la filosofia, le scienze, la medicina… quanto devono a pensatori che siamo usi chiamare Averroè, Avicenna? E quanto ad al-Farabi, che Tommaso d’Acquino chiama “Doctor Secundus”? Il Doctor Primus essendo, naturalmente Aristotele…
Il mondo islamico non è qualcosa di alieno… è un volto del nostro mondo. L’altro volto, però. Notturno. Lunare.
Il legame della civiltà araba e, più in generale, islamica, con la Luna, non può essere ridotto semplicisticamente ad un simbolo araldico. Alle bandiere, verdi, rosse, talvolta nere, con la Mezza Luna…. semmai queste sono il segno più palese di un rapporto profondo, di un rispecchiarsi nella Luna.
È un legame che risale a ben prima dell’Islam. Il profeta Mohammed, come tutti i fondatori delle grandi religioni, ha saputo assorbire nel nuovo culto tradizioni e miti antichi. Un sincretismo simile a quello operato nella Cristianità, con l’identificazione del Christo negli antichi culti solari.

Ma qui è invece la Luna a dominare. Ishtar, Astarte, Iside. Figure femminili, Dee… mutevoli. Lunatiche, appunto. Ma questo essere della Luna, col suo mistero legato al femminile, alle maree, alla fertilità e allo stesso eros, è, per certi versi, anche più potente della stessa tradizione diurna. Solare.
È un potere che giunge dalla tenebra calda e dagli abissi della Notte da cui tutto, secondo il mito orfico, ha avuto origine.
E, appunto, in questa particolare notte, il Profeta, portato in volo da un destriero fantastico, Buraq, cavallo alato e donna al tempo stesso, con coda di pavone, giunge a Gerusalemme dalla Mecca. E lì, su quella spianata dove ora sorgono le grandi Moschee, ascende ai Cieli. Incontrando le gerarchie angeliche e tutti i Profeti che lo hanno preceduto. Sino a giungere innanzi al mistero di Dio. Che non può essere spiegato. Né descritto, perché è troppo al di là del piano razionale.
È il racconto che tutti i grandi dottori e maestri sufi hanno commentato. E che, tradotto in latino nella Spagna araba, giunse probabilmente a Dante per tramite del suo maestro, Brunetto Latini. Il famoso Liber Scalae, una delle fonti per comprendere la descrizione del Paradiso, nella Commedia.

Ma l’ascesa di Mohammed è, appunto, notturna. Nel cono di luce della Luna, Dante comincia il suo viaggio al sorgere del Sole.
Il fascino della Luna… J. L. Borges mette in relazione anche il viaggio di Astolfo, nel poema ariosteo, con la poesia araba. Che è spesso, se non sempre, diffusa di luce lunare. Per altro chi abbia letto “Le mille e una notte”, avrà sicuramente sperimentato un mondo poetico di straordinaria eleganza e bellezza… e però sempre sospeso tra la realtà e il sogno.
È, in fondo, la differenza che separa le vicende del nostro Ulisse, epos dramnatico sotto il sole bruciante del Mediterraneo, e le avventure fiabesche di Sinbad. Che, pure, ad Omero devono più di qualche spunto…
Ed è anche ciò che separa l’amore di Dante per Beatrice, che si palesa nel Giardino dell’Eden avvolta dalla luce del Sole, da quello che il persiano Nezami racconta nel romanzo poema “Leyla e Majnun”. Struggente storia d’amore lunga una vita. Di passione sensuale e follia. Un susseguirsi di immagini incantevoli. Il Giardino, le fiere ammansite dal canto dolente di Majinun. La bellezza di Leyla, che resta celata come perla nella conchiglia… perché Lei, la Donna, dice il poeta, è la Luna…

Non chiedetemi che senso abbia questo discorso… è notte. Una notte di novilunio. E la Luna è solo una vaga luminescenza nera nel buio della notte. Sto guardando il cielo dalla terrazza… e mi è venuto in mente, all’improvviso, che questa dovrebbe la Notte Luminosa per eccellenza… non qui, naturalmente. Sull’altro versante della realtà. Con il quale coesistiamo… senza rendercene conto….