È nata l’Alleanza del Sahel. Un’intesa militare e politica fra Mali, Burkina Faso e Niger.
Ne hanno parlato poco e pochi. Ma è un fatto… rivoluzionario.
La geografia dell’Africa sta cambiando. Rapidamente. E le mappe ancora oggi in uso, che ricalcano di fatto quelle del periodo coloniale, rischiano di finire presto in soffitta.
Gli equilibri dell’Africa del Nord Ovest, e di quella Centrale, sembravano di fatto congelati. Fermi ai tempi del colonialismo, soprattutto francese, che quelle terre aveva profondamente infeudato. Senza mai aver poi davvero lasciato la presa.
Infatti ad un dominio coloniale diretto, si era semplicemente sostituito un controllo, non meno ferreo, delle risorse economiche, della moneta, delle riserve auree dei paesi sorti dal processo, solo apparente, di decolonizzazione. Mantenendo persino una presenza militare diretta. Resa ancora più pervasiva dalla dichiarata volontà di cooperare al contrasto del jihadismo islamico.
Il governo era rimasto, nominalmente, nelle mani di dirigenze locali – parlare di élite sarebbe assurdo – eterodirette da Parigi. E, quasi sempre, autoreferenziali e profondamente corrotte. Incapaci, con rare eccezioni, di dare un senso di Nazione a paesi che erano sorti esclusivamente sulla base dei confini dei vecchi governatorati coloniali. Senza alcun rispetto per le differenze etniche, culturali, religiose dei popoli.
Questi paesi africani ci hanno abituato,da decenni, a forti tensioni di origine tribale. E a una cronica instabilità politica, solo parzialmente mascherata da regimi personalistici. E, spesso, familistici, come quello, quarantennale, dei Bongo in Gabon.
Tutto questo, però, non ha mai inciso sugli interessi coloniali. E, soprattutto, su quelli della Francia, che ha continuato a trarre linfa vitale delle sue ex (si fa per dire) colonie. Tanto che non è azzardato affermare che buona parte della ricchezza francese deriva dal suo impero africano.
Ora, però, la situazione è completamente diversa. Questa nuova Alleanza del Sahel mette in crisi l’ECOWAS, da sempre docile strumento nelle mani dell’Eliseo. E apre ad orizzonti completamente nuovi.
Non vi è, però, solo il conflitto, per ora latente, tra alleati (subalterni) della Francia e Ribelli. Tutta l’Africa sembra essere diventata una polveriera. E i tentativi dell’Eliseo di rilassare le, tese, relazioni con l’Algeria hanno portato a ben poco. Visto che questa ha,pubblicamente, dichiarato il proprio appoggio al Niger e alla nuova Alleanza.
Anzi, ha sortito un effetto boomerang. Alienando i rapporti con il Marocco. Come ha dimostrato il doppio schiaffo a Macron da parte di Rabat. Che, prima ha rifiutato l’aiuto francese in occasione del recente, tragico, terremoto. Poi ha pubblicamente rifiutato la visita ufficiale del Presidente francese e il suo incontro con il re Muhammad VI.
E poi il golpe in Gabon. E quello, poi smentito ma, evidentemente tentato, in Congo. Dove si intravedono strani giochi internazionali.
Perché se è vero che Mosca sta appoggiando la rivolta degli Stati del Sahel – anche con una presenza sempre più evidente di PMC russe, tra le quali la famosa Wagner – anche Washington non sembra insoddisfatta di certi cambiamenti in Africa Centrale. A partire, appunto dal Gabon.
Un atteggiamento che rivela come gli States abbiano l’obiettivo, malcelato,di sostituirsi a Parigi nel controllo di una certa regione africana.
L’Africa è il nuovo teatro privilegiato del Grande Gioco. Un gioco tra potenze che non rispetta alcuno schema precostituito. Nessuna alleanza o schieramento formale. Ed è un gioco di cui è ben difficile, ora come ora, individuare con chiarezza linee e confini.
Un’unica certezza. La mappa dell’Africa sta rapidamente mutando. E la Francia sta per venire espulsa dal Continente che considerava, sino a ieri, sua proprietà.