La politica è una cosa troppo seria per lasciare che se ne occupino i politici. Soprattutto se, per politica, non si intende solo il rattoppo delle buche per le strade o gli autovelox per far cassa. Così, convinti che anche la politica cittadina vada al di là dell’amministrazione di un immenso condominio, alcuni professionisti torinesi di differenti settori hanno iniziato a riunirsi al bar ristorante Pepe di piazza Maria Teresa ed hanno cominciato a ragionare su una diversa visione del futuro di Torino, soprattutto in ambito culturale.
Senza alcuna ambizione di carriera in qualche partito tradizionale o in movimenti civici più o meno nuovi, senza ambire a cariche di prestigio in fondazioni bancarie o in enti pubblici. Semplicemente mettendo a disposizione della capitale subalpina le esperienze maturate nei rispettivi campi di attività. Con la disponibilità ad incontrare politici “ufficiali” interessati ad imparare qualcosa ed a trasferire queste analisi, questi studi, queste esperienze in ambito istituzionale.
Il ruolo di catalizzatore è stato assunto da Mauro Raftacco, imprenditore che è anche proprietario del Pepe. Al suo fianco Marinella Catella Guglielmi che apporta la grande esperienza in ambito culturale ed artistico. Ed al loro tavolo è sempre più frequente la presenza di Enzo Ghigo, già presidente del governo regionale piemontese ed ora alla guida del Museo nazionale del Cinema di Torino.
Intorno a loro un tourbillon di avvocati, ingegneri, architetti, industriali. D’altronde il Pepe, sotto la guida di Marco Bossi – socio di Raftacco – e con una squadra, ai fornelli ed in sala, efficiente e simpatica, si è trasformato nel locale di attrazione per un certo mondo di successo subalpino e poi per attori di passaggio a Torino, per registi, calciatori, allenatori. Ed anche per qualche politico.
Ai tavoli, mentre i clienti si cimentano con un menu che cambia ogni settimana, si intrecciano discorsi sul prossimo film o sulla nomina a nuovo amministratore delegato, sul processo X o sulle acquisizioni di Y. È la Torino che bogia, che si muove, che riesce ad essere dinamica nonostante tutto. La Torino non ufficiale, che non se la tira ma che non soffre di senso di inferiorità rispetto a Milano. Quella Torino ancora vincente che Raftacco vuol coagulare per proporre qualcosa di nuovo. Magari anche sul fronte della comunicazione, per evitare che eventi comunque interessanti come Artissima, vengano penalizzati da una promozione inadeguata.
Idee, dunque, che nascono mentre ci si dedica al buon cibo. Carni, pesce, pasta, piatti vegani. A prezzi sicuramente interessanti e che non sono certo in linea con le possibilità economiche della clientela. L’offerta non è molto ampia ma è più che adeguata per un pranzo di lavoro che si trasforma in un momento di piacere in un ambiente estremamente rilassato. Il clima perfetto per concludere un affare o per individuare un futuro culturale per Torino. In attesa che crescano le nuove generazioni che al Pepe arrivano prima di sera per l’immancabile aperitivo o per una cena informale.