Troppi presidenti statunitensi e troppi titoli enfatici dei media sono passati per credere alle favole belle sulla pace in Palestina. Ed allora è comprensibile lo scetticismo che accompagna gli annunci relativi ad una pace tra Iran ed Arabia Saudita, con la mediazione di Pechino. Certo, se gli annunci fossero seguiti dai fatti saremmo di fronte all’inizio di un cambiamento epocale in un’area che funge da cerniera tra Asia ed Europa, soprattutto l’Europa mediterranea. Dunque un cambiamento che riguarda proprio l’Italia.
Il fastidio per l’ingerenza di Washington in ogni parte del mondo impone un’accelerazione impressionante a tutto il sistema di alleanze internazionali. Nessuno, a parte i maggiordomi atlantisti, è più disposto ad accettare passivamente l’arroganza degli yankee, le loro minacce, le loro sanzioni, i loro tentativi di colpi di stato o di organizzazione delle proteste contro i governi scelti liberamente dai rispettivi popoli.
Solo gli atlantisti continuano a credere alle false narrazioni orchestrate dai chierici di regime. E si rinchiudono nelle loro torri d’avorio dove si raccontano di quanto sia bello e giusto impoverire i propri popoli per sostenere le guerre che i padroni di Washington esportano in ogni parte del globo terracqueo, come direbbe una nota statista.
Di certo una pace tra Teheran e Riad avrebbe effetti benefici sullo Yemen, mettendo fine ad una sanguinosissima guerra per procura. Ma rappresenterebbe anche un baluardo contro la Turchia se alle imminenti elezioni dovesse prevalere il candidato “americano” contro Erdogan. In tal caso gli atlantisti incasserebbero un grande successo ad Ankara, eliminando un partner strategico di Putin, ma favorirebbero l’espansione di Pechino verso il Mediterraneo. Ed è Pechino il nemico numero 1 di Washington, non Mosca. Se, poi, Teheran riuscisse a coinvolgere in questo nuovo scenario anche gli Emirati, per gli atlantisti lo smacco sarebbe notevole.
Per questo stanno cercando di far scoppiare una guerra africana tra Congo e Ruanda, in modo da creare ostacoli all’espansione cinese e russa nel Continente Nero. Perché le strategie di Washington non sono cambiate nel corso del tempo: colpi di stato, proteste ben pagate, sanzioni e infine la guerra. Con il sostegno dei maggiordomi europei. In Polonia si aumentano le spese militari e si tagliano i programmi sociali; in Francia si aumenta l’età della pensione perché i soldi vanno a Zelensky; in Italia si fanno arrivare gli schiavi per abbassare il livello dei diritti e dei salari per proseguire a rendere felici i mercanti di armi.
In nome della democrazia, s’intende. Siamo esportatori sani di guerre e democrazie.