5 Stelle addio. Alessandro Di Battista sceglie la strada della coerenza, rifiuta la vergognosa pagliacciata messa in atto sulla piattaforma Rousseau e abbandona la compagine alla disperata ricerca di poltrone. A Dibba non va giù l’ammucchiata con Forza Italia e Berlusconi per sostenere Sua Divinità. E non gli basta che Grillo assicuri di aver ottenuto un fantomatico ministero per la transizione ambientale che, ovviamente, verrà consegnato nelle mani di un tecnico imposto da Draghi.
In fondo, però, lo stesso Di Battista ammette che la frattura con il Movimento non è legata solo al quesito ridicolo per ottenere un Sì che è stato, comunque, tutt’altro che plebiscitario. I 5 Stelle, pur di evitare il voto, ma quello vero dei cittadini, hanno dimenticato le dichiarazioni “mai con il Pd, mai con il partito di Bibbiano”. E dimenticanza dopo dimenticanza, i grillini si sono scordati anche le battaglie contro Berlusconi, contro i banchieri, contro un sistema di potere che rappresenta tutto ciò che i 5 Stelle sostenevano di rifiutare.

Ovviamente la situazione va benissimo per i parlamentari che non si schiodano dalle poltrone perché hanno il terrore di dover tornare alla vita di tutti i giorni. Ma non va bene a Dibba che una vita propria se l’è trovata.
Ma nonostante tutte le resistenze di Mattarella, prima o poi si tornerà alle urne e la punizione per questa pagliacciata non mancherà. D’altronde la massiccia astensione dei pentastellati in questa occasione è un segnale inequivocabile del disamore, se non del disgusto, provocato dalla banda di incapaci che ha guidato il Movimento negli ultimi periodi.