Il tema della difesa europea resta ancora molto controverso a livello politico tra i vari stati comunitari. Ad oggi, non è stato costituito quell’esercito europeo a cui i media stanno facendo tanto riferimento ultimamente. La difesa della comunità è attualmente rimessa alla PESC: Politica Estera e di Sicurezza Comune.
La nascita della PESC
Nel 1992 ci fu la firma a Maastricht del trattato che istituiva l’Unione Europea. Il testo poggia su tre pilastri indipendenti, di cui il secondo è la PESC, la Politica Estera di Sicurezza Comune. Questo pilastro permette all’UE di affermare la propria personalità internazionale, rispettando gli obblighi verso la NATO. Lo scopo ultimo al momento della firma del trattato era quello di realizzare progressivamente l’unificazione d’intenti e comportamenti verso le sfide esterne comuni.
Inizialmente la PESC era caratterizzata da diverse carenze che evidenziavano le ridotte capacità militari dell’UE, non permettendole di svolgere un ruolo internazionale significativo. La situazione migliorò con il tempo, grazie a una serie di riforme adottate con i successivi trattati. Ad esempio, il trattato di Amsterdam del 1997 istituì l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, con il compito di operare come rappresentante diplomatico. Oggi questo ruolo è ricoperto da Josep Borrell, un politico spagnolo membro del Partito Socialista Europeo, succeduto all’italiana Federica Mogherini, che ricoprì l’incarico dal 2014 al 2019.

Le missioni europee sotto la PESC
La Politica Estera e di Sicurezza Comune ha introdotto la possibilità di avviare delle missioni all’estero, utilizzando strumenti sia civili che militari, con scopi di prevenzione e di peace-keeping. Ogni missione deve rispettare necessariamente la Carta delle Nazioni Unite e soprattutto il ruolo della NATO in tema di sicurezza. Difatti, le missioni non hanno lo scopo di creare una forza per la difesa del territorio europeo (di pertinenza NATO), ma diffondere e sostenere i processi di pace.
A titolo di esempio, le prime missioni avviate dall’Unione europea sotto la PESC sono EUFOR Concordia e EUFOR Althea. La prima, avviata nel 2003 nella Repubblica del Nord Macedonia, aveva il compito rilevato dalla NATO di mantenere un ambiente sicuro nelle aree minacciate. La seconda iniziò nel 2004 in Bosnia-Erzegovina su mandato nelle Nazioni Unite, con lo scopo di stabilizzazione della Nazione bosniaca.
La difesa dell’Unione Europea oggi
La PESC oggi comprende la PSDC, ovvero la Politica di Sicurezza e Difesa Comune. Questa ha subito un miglioramento della sua organizzazione a partire dal trattato di Lisbona, anche se le questioni di fondo con cui si scontra sono sempre le medesime: mancanza di una unità politica tra i membri degli stati dell’UE e la prevalenza degli interessi nazionali su quelli comunitari. Queste sono le ragioni base che hanno da sempre bloccato una migliore strutturazione della difesa europea comune.
Un passo avanti con la PSDC è comunque avvenuto grazie all’introduzione dei cosiddetti Battlegourp. Si tratta di un’unità militare operativa dal 2007 che conta 1500 uomini forniti dai vari stati membri, dispiegabili velocemente sul territorio. Tuttavia, a riprova dei limiti della difesa europea, è il fatto che questi non sono mai stati impiegati per la mancanza di unanimità.
Negli ultimi anni si sono presentate nuove sfide e minacce che evidenziano la necessità di una riforma intorno alla difesa della comunità: terrorismo, instabilità dei confini e più recentemente instabilità internazionale. È necessaria una spinta che porti l’Unione Europea a dotarsi di una difesa degna della nostra epoca, soprattutto a causa degli imminenti pericoli alla stabilità internazionale provocati dagli ultimi eventi in Afghanistan. La creazione di un Esercito Europeo risponderebbe in pieno alle attuali esigenze. Per approfondire il tema, leggi il nostro articolo: lo trovi qui!