Dopo il fallito tentativo di alcuni anni orsono, la “Piemontese” ci riprova. Allora era stato il consorzio degli allevatori di bovini di razza piemontese a sfidare la “Fiorentina”, puntando sulla qualità superiore della carne subalpina. Ma le iniziative sostenute con il “braccino corto” non funzionano praticamente mai. Questa volta a provarci è Mino Giachino che, per un momento, mette da parte il suo cavallo di battaglia della Tav e la sua passione (mal riposta) per il defunto gruppo Fiat e punta nuovamente sulla carne di razza bovina piemontese, ma in versione tale da sfidare la “Valdostana” (senza prosciutto), visto che la “Castellana” è passata di moda.
In pratica Giachino chiede ai ristoratori subalpini di proporre una cotoletta rinforzata da una fusione di formaggi del territorio (al posto della fontina utilizzata nella Vallée). E il lancio, al ristorante Pollastrini di Torino, ha visto la cotoletta in abbinamento con le tome di Lanzo, della Val Susa e della Val Chisone. Alle presenza dei sindaci di Ceres, Sauze d’Oulx e Pragelato. A cui si è aggiunto il primo cittadino di Caselle nella veste di produttore sia di carne sia di formaggi. Sotto l’aspetto della qualità il progetto è vincente. Il prezzo, ovviamente, dipenderà dai singoli ristoranti. Giachino anticipa che da Pollastrini verrà proposta a 13 euro.
Il problema, però, riguarda la volontà dei ristoratori di proporre la “piemontese”. Non a caso il progetto di Giachino è nato in un locale delle Valli di Lanzo dove si era sentito proporre un secondo piatto sudtirolese. E dove mancavano alternative delle Valli piemontesi. L’obiettivo è sacrosanto, poiché tende a valorizzare non solo la carne della razza autoctona, già nota ed apprezzata anche all’estero, ma anche i formaggi dei diversi territori regionali in abbinamento ai vini del territorio.
Il successo, però, dipenderà anche dagli investimenti previsti per la promozione. Perché il semplice passaparola è utile, ma ha tempi estremamente lunghi.