Amo gli oggetti.
Gli oggetti hanno un’anima, una storia, sono legati alla nostra vita, evocano immagini, ricordi.
Perciò sono circondata di oggetti, non riesco a disfarmi di loro, delle storie che mi raccontano.
Ogni abbandono è un piccolo trauma.
Li troviamo, li incontriamo, li perdiamo, li ritroviamo nuovamente.
In un susseguirsi di eventi apparentemente senza un perché.
Eppure io sento che vogliono dirmi qualcosa.
Raccontano il passato, segnano il presente, predicono il futuro.
Promettono.
Il problema è ascoltare e interpretare il loro messaggio.
Sempre.
In un oscillare tra attaccamento e distacco.
Cucitrice, pinzatrice, graffettatrice, spillatrice, chiamiamola come vogliamo.
A che serve?
E’ quella macchinetta per unire fogli di carta o altro con punti metallici.
E’ utilissima! In un attimo mette ordine in ciò che è sparpagliato.
Crea metodo, è rassicurante.
In un mondo nel quale la carta è ancora importante e si può toccare, unisce ciò che, diviso, crea disordine, confusione, non senso.
Ha un effetto terapeutico quell’assemblaggio di fogli uniti dal significato.
Il gesto è gesto banale, ma anche fisicamente appagante.
Prendere, stringere con la mano le leve e creare questo straordinario anche sonoro indistinguibile click.

Anno 2000.
Arrivo nel mio nuovo ufficio e mi assegnano la pinzatrice verde.
Applico l’etichetta col mio nome e diventa mia.
Quanti ne ha pinzati di scritti e manoscritti.
L’avrei comunque riconosciuta tra tutte al solo tatto, ma si sa che gli oggetti se non sono personalizzati spariscono più facilmente.
Funzionava benissimo con la sua semplice meccanica e ultimamente, dopo ben 21 anni, quando si bloccava, la osservavo distrattamente pensando con rammarico che forse era giunto il momento di sostituirla.
Anno 2021.
Nuova stanza, nuovo ufficio, nuova città, nuovo ordine di cancelleria.
Arriva il mio nuovo primo pacco di materiale per l’ufficio.
Tra mille oggetti individuo la scatoletta con la pinzatrice.
E’ incredibile quanto ti possano mancare piccoli oggetti che a volte dai per scontati.
Come una bimba la mattina di Natale apro la mia scatoletta.
E cosa trovo?
Una pinzatrice verde! Uguale, identica a quella di 20 anni fa.
Nuova, lucida, mi guarda un po’ sorniona.
La vita è strana, fa giri immensi come gli amori di Venditti, che poi ritornano.
Ma cosa vorrà dirmi questa pinzatrice verde?
Non lo so, ma sorrido e so già che metterò una nuova etichetta e ci penserò.