I fumatori di sigarette, quelli che hanno smesso, quelli che non hanno mai fumato, i salutisti incalliti, quelli che hanno paura della morte ma anche della vita; insomma la maggior parte della gente considera la pipa semplicemente un tubo con due buchi: uno per bruciare il tabacco e l’altro per aspirare il prodotto della combustione.
Naturalmente non è proprio così, come ben sanno coloro che fanno parte dell’eletta schiera degli estimatori del lento fumo.
Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui i prezzi delle pipe e dei tabacchi siano tanto variabili. Se sul mercato si possono reperire pipe che costano poche decine di Euro e altre che superano le migliaia, un motivo ci deve pur essere! E non è affatto una caso che le pipe più care siano il più delle volte anche le più buone.
Molto dipende dalla qualità del legno utilizzato e dalla sua lavorazione. Se da quasi duecento anni il materiale più usato è la radica, ricavato dal ciocco delle radici dell’Erica Arborea, un motivo c’è ed è anche molto semplice: la radica è il materiale più adatto, il più bello esteticamente e il più resistente alla combustione. La sua lavorazione e preparazione è molto accurata. Il ciocco viene umidificato, tagliato, bollito tra le dodici e le ventiquattro ore, fatto asciugare. Molti sono gli scarti, dovuti a imperfezioni del legno che si possono riscontrare anche a preparazione avanzata.
Solo a questo punto inizia la lavorazione vera e propria che può essere eseguita in modo industriale o artigianale. Non si pensi, in questo caso, che la pipa sia sagomata e forata interamente a mano. In ogni caso si usano strumenti meccanici quali trapani, frese, torni e così via. Tuttavia l’intervento di un artigiano sarà più rispettoso della forma del legno, delle sue venature. Il che lo porterà a creare forme diverse dai modelli standard, più conformi alle necessità dei produttori più grandi. In ogni caso la bellezza di una pipa dipende anche dal fatto che non ne esiste una uguale ad un’altra. E molto dipende dal gusto di chi la produce, dalla sua sensibilità che non esiteremo a definire “artistica”. Il produttore, e ancor più, l’artigiano mette nel pezzo al quale sta lavorando molto di se stesso. Non solo le ore che impiega a produrre una pipa finita, ma la sua sensibilità, il suo gusto, il suo amore per l’oggetto. Più che in altri mestieri che richiedono l’uso delle mani ben coordinato con il cervello, il produrre una pipa trascende l’artigiano e ne suscita le doti di artista. Poi, alcuni di loro, mettono nella pipa prodotta materiali rari, vere in metalli pregiati, inserti costosi, bocchini ricavati da denti di animali esotici, il che ne fa lievitare il prezzo in modo considerevole. Ma a quel punto la pipa diventa oggetto da collezione, e si entra in un mondo diverso da quello di cui fa parte il fumatore “normale”.
Detto ciò, va da sé che una pipa industriale abbia un prezzo inferiore a quella artigianale. L’industria tende a produrre meno scarti possibile mentre l’artigiano baderà di più ad avere un prodotto selezionato. E ciò si aggiunge alle differenze che valgono in ogni settore merceologico e che determinano il prezzo più basso di un oggetto prodotto in serie. Considerazioni a cui va aggiunta la normale legge della domanda e dell’offerta. Tuttavia non è raro che una pipa “industriale” sia “buona” come, se non di più, di una uscita dalle mani di un produttore artigianale.
E il bello della pipa sta proprio qui. Nella sua unicità e nella sua particolarità che non si può definire a monte ma può essere percepita e verificata soltanto da chi la fumerà.