“La pipa estrae saggezza dalle labbra del filosofo e chiude la bocca allo sciocco; produce uno stile di conversazione contemplativo, pensoso, benevolo e non affettato” scriveva due secoli fa William M. Thackeray, l’autore de La Fiera delle Vanità.
E c’è da credergli se anche il grande poeta tedesco Goethe era un grande appassionato del lento fumo. E non solo: infatti nel suo “I Dolori del giovane Werter”, considerato il primo grande romanzo dell’era moderna, scriveva: “Più di una volta io sono stato ebbro, le mie passioni non sono lontane dal delirio, e di queste due cose io non mi pento perché ho imparato a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grande, qualcosa che prima pareva impossibile, sono stati in ogni tempo ritenuti ebbri o pazzi”.
Come quest’ultimo un grande amante della pipa fu Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, il capostipite di tutti gli investigatori dei romanzi polizieschi. Come tutti sanno anche Holmes e l’inseparabile dottor Watson fumano spesso la pipa. Tuttavia nei romanzi e nei racconti dedicati all’inquilino della casa di Backer Street, questi non fuma mai le calabash, pipe molto grandi e curve con l’involucro di zucca e l’interno del fornello in schiuma di mare, un minerale il cui nome scientifico è fillosilicato idrato di magnesio. L’immagine iconica di Sherlock Holmes con quella pipa in bocca viene piuttosto dalle trasposizioni cinematografiche. I film sul personaggio nato dalla fantasia dell’autore inglese sono infatti centinaia fina dal primo cortometraggio del 1900 dal titolo “Sherlock Holmes Baffled”, per la regia di Arthur Marvin.
Un equivoco che può essere facilmente risolto leggendo le opere originali. Come il racconto “L’avventura dei faggi rossi” in cui si legge: “Holmes afferrò con le molle un tizzone che ardeva nel caminetto, ci accese la lunga pipa di legno di ciliegio che preferiva a quella di gesso quando era in uno stato d’animo più cavilloso che contemplativo e disse…”.
Più o meno negli stessi anni Mark Twain scriveva “Le avventure di Huckleberry Finn”, romanzo destinato a vastissima popolarità in cui tutti i personaggi, donne comprese, fumano pipe di pannocchia, le stesse tanto amate dal generale statunitense Douglas MacArthur, comandante delle forze alleate nel Pacifico durante la seconda Guerra Mondiale. Se si pensa che il romanzo di Twain era destinato ad un pubblico giovanile si può immaginare quanto siano cambiati i costumi e i modi di pensare in appena un centinaio di anni.
Ma molti altri ancora furono gli amanti della pipa nel corso del Ventesimo Secolo.
Giusto per ricordarne alcuni.
Raymond Chandler scrittore statunitense di romanzi polizieschi il cui personaggio di gran lunga più famoso è Philip Marlowe, portato sullo schermo con interpretazioni di vario calibro da attori come Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner, ma soprattutto dall’indimenticabile Humphrey Bogart, il quale però non fumava la pipa ma puzzolenti sigarette.
L’attore Cary Grant. Inglese di nascita, ma trasferitosi negli Stati Uniti all’inizio degli anni venti, fu uno degli attori più brillanti e affascinanti di Hollywood Dotato di una naturale eleganza, di una notevole prestanza fisica e di un sottile senso dell’ironia, ha recitato in un centinaio di film, in prevalenza commedie brillanti, non disdegnando però ruoli in pellicole sentimentali, drammatiche e in alcuni celebri thriller di Alfred Hitchcock. Due titoli su tutti “Intrigo Internazionale” e “Notorius”.
George Gershwin, compositore, pianista e direttore d’orchestra statunitense. Uno dei padri nobili del Jazz, autore tra l’altro delle composizioni orchestrali “Rapsodia in blu”, “Un americano a Parigi” e dell’opera “Porgy and Bess”.
Bing Crosby, nome d’arte di Harry Lillis Crosby Jr. cantante e attore statunitense, che vanta un primato assoluto: la sua incisione di “White Christmas”, scritta da Irving Berlin, è il singolo più venduto di tutti i tempi. Un primato che resterà tale visto che oggi i dischi non li compra più nessuno.
6- (Continua… ancora…)