I politici che si scannano nei talk show? Nient’altro che maschere che recitano una parte. Arlecchino che dice bugie, Colombina sempre gentile, Pantalone immancabilmente arrabbiato. Dal palco dell’Acqui Storia, lo storico e politologo Paolo Pombeni offre – almeno lui – uno scenario onesto della situazione italiana. In effetti, seguendo gli spettacoli indecenti dei vari Formigli, Floris, Gruber con annesso Scanzi, non viene in mente solo lo squallore dei conduttori ma anche e soprattutto di quelle penose figurine che accettano di partecipare alla farsa tv.
Si potrebbe persino lanciare un concorso per abbinare il politico alla maschera, non necessariamente del proprio territorio. Certo, Giggino e Pulcinella si accoppiano perfettamente, ma Pantalone potrebbe essere interpretato da Meloni. Tajani è Gianduia, Letta ricorda Balanzone, Conte come Brighella ma molto meno simpatico. Renzi è fuori periodo, un perfetto Pinocchio. Mentre Stenterello poco si addice al Salvini dei selfie con abbuffata.
Una compagnia di giro, che piace sempre meno come dimostra l’astensione di massa alle elezioni. D’altronde, per Pombeni, questo tipo di politica e questo tipo di partiti non hanno un futuro. La società ha bisogno di politica, di qualche strumento per interpretare la realtà ed affrontarla. Ma lo strumento non è necessariamente un partito così come lo conosciamo oggi. La forma attuale delle organizzazioni politiche non arriva dall’antichità. Pombeni la colloca a metà Ottocento, forse si può farla risalire alla Rivoluzione francese. Ma così come è iniziata, può finire.
Però deve essere sostituita da qualcos’altro. Serve competenza, e questa è ormai una richiesta condivisa da tutti, a parte gli interessati da rispedire a casa. Un Paese che deve guardare al futuro, che deve affrontare sfide sempre più complesse e globali, non può affidarsi a Serracchiani, a Lollobrigida, a Moretti, a Borgonzoni. Per stendere veli pietosi su Azzolina, Toninelli, De Micheli: tanto sono spariti da soli.
Il rischio è che, con la scusa della competenza – certificata da chi? – si affidi la guida del Paese ai tecnocrati che, si è visto con Monti e la sua banda, hanno distrutto l’Italia. Tecnocrati che non rispondono a nessuno, che se ne fregano dei bisogni degli italiani per seguire teorie prive di riscontro nella realtà.
Esiste un’alternativa? Sì, una classe politica completamente rinnovata e che premi il merito, la competenza, lo studio. Non degli amministratori di un immenso condominio ma politici che abbiano un briciolo di cultura, che capiscano l’economia, che abbiano almeno una vaga idea delle dinamiche mondiali, che sappiano qualcosa dei problemi ambientali.
E che, sulla base di queste competenze, predispongano un progetto per l’Italia e per l’Europa da sottoporre al giudizio della nazione. Certo, ad osservare Giacomoni o Morani pare impossibile ma non è obbligatorio continuare a votarli e ad eleggerli.