Sinceramente, non ne volevo parlare. Non ne ho alcuna voglia. Discorsi inutili, con aspidi sordi. E polemiche che sono solo fuffa e filare nebbia.
Poi, però, la cosa è diventata così insistente sui Social, con continui post e altro, condivisi anche da amici e da persone di cui stimo l’intelligenza che…
Beh, insomma, adesso sono qui. A parlarne. A parlare della, improvvisamente famosa e famigerata, “Porta dell’inferno”. L’opera di Auguste Rodin di cui si è inaugurata la mostra alle Scuderie del Quirinale. Di fronte a un Mattarella con faccia di circostanza. Che è poi sempre la stessa. Sia che parli di tragedie, sia che faccia gli auguri di Capodanno, sia che, appunto, inauguri una mostra…. Uno di quelli – e non sono pochi – cui la mascherina non ha tolto espressione…anzi.
Comunque questa inaugurazione del calco originale di gesso dell’opera – da cui, dopo la morte dell’artista sono state fuse più copie bronzee – ha suscitato, e continua a suscitare un vero e proprio vespaio. Soprattutto un certo mondo cattolico – quello più tradizionalista e coerente, per il quale tra l’altro nutro rispetto – vi ha visto una sorta di Segno dei Tempi. E (quasi) di rito di evocazione diabolica.
Ora, lungi da me il negare che questi siano tempi cupi, e che, credendovi, non vi si possa vedere zampa e coda del Maligno. Dell’avversario. E se uno crede nel potere della preghiera, fa decisamente bene a dedicarvisi. Fa bene agli altri, alla società, oltre che a se stesso.
Però se si fa questo per tema dell’apertura di questa Porta, devo sinceramente dire che si sbaglia obiettivo. E si scade nel ridicolo.
Rodin lavorò al calco della Porta per quasi quarant’anni. Senza riuscire davvero a completarla. È un complesso impressionante. Vi si affollano circa 180 figure. E alcune sono ben riconoscibili. Il conte Ugolino della Gherardesca ad esempio. O Paolo Malatesta e Francesca da Polenta… Vi dicono niente questi nomi?
Già sono proprio i personaggi danteschi. E Dante stesso è raffigurato in centro. Mentre pensa. Nello stesso atteggiamento dell’opera di Rodin più famosa. Il pensatore.
Perché allo scultore era stato chiesto di realizzare il calco di una porta monumentale da esporre in un museo francese. Tema libero. E lui aveva scelto Dante. L’Inferno. Perché amava svisceratamente la Commedia. La leggeva e rileggeva di continuo. Ne traeva alimento e suggestioni. La sua Porta è dedicata a Dante. Non a Satana. Ed è la porta ove sta scritto: Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate…
Eh già, mi sembra di sentir dire qualcuno. Ma perché allora non ha rappresentato il Paradiso? Perché proprio l’Inferno?
Rispondo alla domanda con una domanda? Quanti di quelli che parlano hanno davvero letto il Paradiso dantesco? Dico letto, non compreso. Che, per quello, ci vorrebbe una cultura teologica e una finezza dottrinaria che è sempre stata merce rara. Figuriamoci oggi…
Ma se lo avete anche solo letto parzialmente, vi sarete accorti che nel Paradiso non vi è paesaggio. Solo gradazioni di luce e grandi allegorie. Trarne una scultura? Arduo, se non impossibile. Sì, vi è riuscito il Ghiberti. La Porta del Paradiso nel Battistero di Firenze. Ma era il Ghiberti. Non Rodin, con tutto il rispetto per l’artista francese. Che, probabilmente, scelse l’Inferno perché più alla sua portata. E più vicino a quella passionalità carnale che è in tutte le sue opere.
Non per evocare Satana…
Oh, certo. Rodin era massone. E si interessava di gnosi ed esoterismo. Come tutta, o quasi, la cultura della sua epoca. E delle epoche precedenti.
Come, per fare qualche nome italiano, Carducci, Pascoli, D’Annunzio… Persino come Trilussa e Casanova. O, per andare oltre i nostri confini, come Mozart, Goethe.. Come…. Ma l’elenco sarebbe infinito…
Tutti satanisti? Tutti adoratori del demonio?
Non nego che i satanisti esistano e siano esistiti. Però quelli che appaiono, fondano Chiese di Satana e rilasciano interviste mi sembrano poco più che delle brutte copie del Mago Otelma. Fenomeni da baraccone buoni solo a truffare gli stupidi.
Se veri adoratori di Satana – o chiamatelo anche in altro modo – vi sono, non usano certo un’opera d’arte per manifestarsi. La bellezza non è affar loro. Altre sono le porte del vero inferno. E spalancate da tempo. Non hanno decorazioni. Non sculture. E introducono in oscuri luoghi di affari. Nei consigli di Amministrazione dove si controlla la comunicazione globale. Nei laboratori dove uomini di “scienza” elaborano salvifici vaccini. E magari dove si guidano e indirizzano le grandi religioni ufficiali. Ormai legate a triplo filo con questi “Padroni del Mondo”.
Forse le veglie di preghiera andrebbero indirizzate verso quelle porte. Perché si chiudessero, finalmente. Perché sono spalancate da tanto, troppo tempo.
Lasciate stare Rodin e la sua Porta. Quella è solo un omaggio a Dante. E Dante, andrebbe ricordato a chi ha inaugurato la mostra alle Scuderie dal Quirinale, i politici corrotti dal denaro degli affaristi, li chiamava barattieri. E li metteva nella pece ribollente. Mentre una schiera di diavoli li tormentava con dei lunghi uncini…